(Jamma) “Nell’attuale situazione, spetta agli Stati membri, entro i limiti stabiliti dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, determinare l’organizzazione dell’offerta di gioco, incluso gli obiettivi della loro politica di gioco e il livello di protezione”.
È quanto dichiarato dal commissario al Mercato Interno, Michel Barnier, in risposta all’interrogazione presentata lo scorso 22 aprile dall’europarlamentare Ian Hudghton (Group of the Greens/European Free Alliance) in merito all’elevato numero di punti scommessa che stavano sorgendo in Scozia. “Per quanto riguarda l’autorizzazione delle scommesse e del gioco, tra cui le licenze o i permessi per i negozi di scommesse, le autorità pubbliche hanno il dovere di rispettare le regole fondamentali dei trattati (trasparenza, parità di trattamento). L’attuazione di misure volte a proteggere i consumatori è essenzialmente di competenza delle autorità nazionali. Tuttavia, nella sua comunicazione ‘Verso un quadro europeo globale per gioco d’azzardo online’, la Commissione riconosce che l’effettiva applicazione da parte degli Stati membri della legislazione nazionale è necessaria per il raggiungimento degli obiettivi di interesse pubblico della loro politica sul gioco d’azzardo. La Commissione inoltre adotterà due raccomandazioni, con l’obiettivo di fornire un elevato livello comune di protezione dei consumatori di servizi di gioco d’azzardo e sulla pubblicità, che deve essere socialmente responsabile. I principi che devono essere elaborati comprendono la verifica dell’età e l’identificazione del giocatore controllando l’impostazione del limite finanziario e temporale, i segnali di pericolo e la possibilità di esclusione. L’attuale legislazione Ue cerca di tutelare gli interessi economici dei consumatori in generale e di gruppi vulnerabili come i minori in particolare. Ad esempio, la direttiva 2005/29/CE (fatte salve le altre norme nazionali relative alle condizioni di stabilimento e di regimi di autorizzazione in materia di gioco d’azzardo dell’Ue) vieta una vasta gamma di pratiche commerciali ingannevoli o aggressive”, conclude Barnier.