“È impensabile demandare alla politica, all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) o alle associazioni di categoria l’impedimento di una evoluzione di mercato che porterà le piccole imprese alla scomparsa se non procederanno ad attuare strategie aggregative”. E’ il commento di Francesco Gatti, CEO di Bull Gaming, alle recenti dichiarazioni da più parti sul riordino del mercato degli apparecchi a vincita
“Il mercato del Gaming si è evoluto in una direzione ben precisa: poche grandi realtà che stanno consolidando la propria presenza sul territorio con precise politiche industriali supportate dal sistema concessorio.
Non ha alcun senso parlare di tutela delle piccole aziende se queste non prevedono nel prossimo futuro di unire le proprie forze e le singole, importanti esperienze, per formare gruppi industriali più organici e coesi al fine di affrontare insieme il futuro del gaming.
Sono troppi anni che si manca l’occasione per arrivare a questo che è l’unico viatico per mantenere la propria presenza sul territorio. Occorre un cambio di mentalità che da tempo è richiesto dal mercato e che sarà necessario per potere continuare a operare sul territorio.
Questo non significa il sacrificio tout court delle piccole realtà ma anzi, mediante un virtuoso processo di evoluzione queste potranno diventare un patrimonio importante ed essenziale a patto che comprendano che la piccola esperienza locale non facilmente potrà essere in futuro un’ impresa a cui sarà garantita la presenza sul territorio.
La coesione porta a politiche di acquisto e di management centralizzato, con riduzione significativa dei costi e con un impatto commerciale ed industriale più concreto sul territorio.
La gestione di un gruppo di acquisto, di politiche di espansione, se vogliamo anche in ottica di consorzio, comporta anche una crescita imprenditoriale che è cardine per il nuovo mercato del gaming.
Auspico che sia compresa a pieno la ferma volontà di tutela delle piccole realtà a patto che queste si aiutino da sole a crescere e a portarsi all’interno di una comune politica di evoluzione.
Chi resta fuori dai giochi oggi non potrà in futuro recriminare la propria difficoltà ad operare in un mercato che punta alle convergenze.
Il mercato del poker, del primo comma 6 (apparecchi da intrattenimento a vincita ndr) e degli albori del comparto e’ il passato e oggi abbiamo invece necessità di avere strutture più importanti e capaci di programmare la sfida del futuro mercato del gaming italiano”, conclude Gatti.