Il Tribunale per le Imprese di Anversa, Belgio, ha deciso di rinviare alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) una serie di questioni pregiudiziali sulla possibile responsabilità di Apple per l’offerta e la promozione di un gioco con loot box nel suo App Store. La Corte belga ha ritenuto che la disponibilità e la promozione di questo gioco, che rientra nella categoria del gioco d’azzardo secondo la normativa belga, violi la legge nazionale in materia. Il caso potrebbe avere ripercussioni significative sull’interpretazione delle esenzioni di responsabilità previste dal Digital Services Act (DSA) e dalla direttiva sul commercio elettronico (direttiva 2000/31/CE), in particolare riguardo alla definizione di “neutralità” del fornitore di servizi intermediari e alla soglia di “conoscenza” dei contenuti illegali.
Il querelante ha intentato un’azione legale contro Apple, chiedendo un risarcimento per circa 70.000 euro spesi in loot box all’interno del gioco in questione, reso disponibile sull’App Store in Belgio senza le necessarie licenze. Lo sviluppatore dell’app non è coinvolto nel procedimento, poiché la causa è rivolta esclusivamente ad Apple in qualità di fornitore di servizi intermediari. Secondo la decisione del Tribunale, il Digital Services Act (DSA) non era ancora applicabile al momento dei fatti contestati, ma la direttiva sul commercio elettronico e il suo recepimento nella normativa belga sì. La Corte sottolinea che il DSA ha rafforzato e reso più esplicite le disposizioni di protezione della direttiva sul commercio elettronico, ma evidenzia anche le differenze tra i due strumenti normativi.
Le questioni pregiudiziali sollevate riguardano innanzitutto la possibilità che le attività di gioco d’azzardo siano escluse dall’ambito della direttiva sul commercio elettronico, considerato che la Commissione Europea ha fornito interpretazioni divergenti su questo tema e che il DSA non esclude esplicitamente il settore dal proprio campo di applicazione. Inoltre, la Corte chiede se il concetto di “attività di gioco d’azzardo” debba essere interpretato come un concetto autonomo del diritto dell’UE e se l’App Store possa essere considerato un fornitore di servizi di hosting ai sensi della direttiva, beneficiando così delle esenzioni di responsabilità previste per gli intermediari.
Un aspetto particolarmente rilevante riguarda la valutazione della “neutralità” di Apple nella fornitura del servizio e la sua eventuale conoscenza della natura illegale del gioco. Il Tribunale evidenzia il processo di revisione delle app effettuato da Apple prima della loro distribuzione sull’App Store, un meccanismo regolato da linee guida dettagliate che spesso implica interazioni ripetute con gli sviluppatori. La Corte solleva dubbi sulla compatibilità di questa pratica con il requisito di “neutralità” previsto sia dalla direttiva sul commercio elettronico che dal DSA, ponendo la questione se lo sviluppatore dell’app possa essere considerato sotto l’autorità o il controllo di Apple. Se così fosse, Apple potrebbe perdere l’esenzione da responsabilità prevista per gli intermediari.
Un altro punto centrale riguarda la consapevolezza di Apple sulla presunta illegalità del gioco in Belgio. La Corte sottolinea che il divieto delle loot box nel Paese è una questione ben nota e che un attore tecnologico di primo piano come Apple dovrebbe esserne a conoscenza. Tuttavia, il Tribunale chiede chiarimenti sulla soglia necessaria per determinare la “conoscenza” ai fini dell’esenzione da responsabilità: è sufficiente una conoscenza generale dell’illegalità delle loot box o è necessaria una notifica formale o una decisione giudiziaria?
In questo contesto, il rinvio alla CGUE mira a stabilire se, ai sensi della direttiva sul commercio elettronico e del DSA, sia necessaria una conoscenza concreta dell’illegalità del singolo contenuto (il gioco specifico) per innescare l’obbligo di rimozione da parte di Apple. La decisione della CGUE potrebbe confermare la sua precedente giurisprudenza o fornire indicazioni più dettagliate sulle pratiche commerciali che determinano la conoscenza di contenuti illegali da parte degli intermediari.
L’esito del caso avrà implicazioni significative per tutte le piattaforme di hosting che applicano linee guida o revisioni dei contenuti prima della loro pubblicazione. Se la CGUE dovesse stabilire che Apple è responsabile per il gioco in questione, ciò potrebbe creare un precedente che ridefinirebbe il concetto di neutralità degli intermediari digitali e il loro grado di responsabilità nei confronti di contenuti potenzialmente illegali.