Veneto. Angelo Luni (segr.FIPE): ‘Per arginare la ludopatia non serve agire su baristi e pubblici esercizi’

(Jamma) “Non serve agire sull’ultimo anello della catena, cioè baristi e pubblici esercenti, per arginare i drammi creati dal gioco d’azzardo patologico, quando è lo Stato a promuovere e incentivare, in regime di monopolio, scommesse e giocate online”. Lo ha dichiarato ieri Angelo Luni, segretario regionale della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi, nel corso delle audizioni promosse dalla commissione Sanità del Consiglio veneto, presieduta da Leonardo Padrin, sul progetto di legge presentato dai consiglieri del Pd “Interventi per la prevenzione, la formazione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico”. La proposta di legge, primo firmatario Claudio Sinigaglia, prevede campagne di sensibilizzazione e prevenzione e interventi educativi nelle scuole, per le famiglie e la popolazione, coinvolge i gestori di bar, locali pubblici e centri di aggregazione in iniziative di conoscenza dei rischi connessi ai giochi online e di formazione e istituisce appositi programmi di prevenzione e cura delle patologie del gioco nei Servizi pubblici per le dipendenze. Propone inoltre di istituire un numero verde regionale di informazione e orientamento e promuove gruppi di auto-aiuto tra le persone vittime del gambling patologico.

Pur esprimendo attenzione e apprezzamento per l’iniziativa regionale anche Gianna Miola, responsabile dell’Ufficio scolastico regionale, e Aurea Dissegna, pubblico tutore dei minori, hanno evidenziato la ‘debolezza’ dell’iniziativa legislativa, che rischia di risultare poco efficace sia sul fronte scolastico (“occorerebbe investire di più nella formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici”, ha evidenziato Gianna Miola) sia su quello familiare: “Difficile pensare di formare i genitori a monitorare e filtrare l’accesso alla rete e ai giochi online da parte dei loro figli, quando in materia di computer e di web sono i figli ad insegnare ai loro genitori”.

 

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