La ludopatia, conosciuta anche come dipendenza dal gioco d’azzardo, è una delle
emergenze sociali più gravi dei nostri tempi. In Italia, si stima che circa 1,5 milioni di persone siano a rischio di sviluppare questa dipendenza, con una particolare incidenza tra i giovani e le fasce sociali più vulnerabili.
Secondo dati recenti, il gioco d’azzardo legale genera in Italia un giro d’affari di oltre 111
miliardi di euro all’anno, ma a quale costo per la società? Le conseguenze della ludopatia si
manifestano in un aumento di problemi finanziari, rotture familiari e disagio psicologico, con un impatto devastante anche sul sistema sanitario e di welfare.
“La ludopatia non è solo un problema sanitario, ma una vera e propria emergenza sociale,
soprattutto tra i più giovani”, ha sottolineato Guido Bertolaso, Assessore al Welfare della
Regione Lombardia aprendo i lavori del convegno organizzato dalla regione Lombardia “Tutti in gioco – Strategie, Responsabilità, Politiche nella prevenzione e nel contrasto al GAP a 10 anni dalla L.r. 8/13”.
Un confronto significativo può essere fatto con il tabagismo: mentre l’aumento delle tasse sul tabacco e campagne di sensibilizzazione aggressive hanno contribuito a ridurre i consumi, il gioco d’azzardo ha goduto finora di una regolamentazione meno stringente. Questo divario normativo mette in evidenza una gestione ambigua e insufficiente del fenomeno.
Il dualismo tra profitti industriali e interventi di welfare
Da un lato, l’industria del gioco d’azzardo rappresenta una delle principali fonti di entrata
fiscale per lo Stato; dall’altro, i costi sociali della ludopatia gravano pesantemente sulle
regioni, che si trovano spesso a dover affrontare da sole le emergenze legate al fenomeno.
“Non possiamo accettare che i profitti dell’industria del gioco prevalgano sulle esigenze di
salute pubblica. È insopportabile il gioco di scambi che limita gli interventi realmente utili per il territorio”, ha dichiarato Bertolaso, evidenziando l’urgenza di una strategia più equilibrata.
Un esempio concreto arriva proprio dalla Lombardia, una delle regioni più colpite dalla
ludopatia, secondo i dati forniti dalla regione. Qui si discute la necessità di rafforzare l’Osservatorio regionale sul fenomeno, che dovrebbe fungere da strumento di monitoraggio e pianificazione degli interventi.
Interventi preventivi per combattere la ludopatia
Per affrontare la ludopatia in modo efficace, è necessario adottare un approccio preventivo
che agisca sulle cause del problema. Le scuole rappresentano un terreno fertile per
prevenire il fenomeno. Attraverso campagne educative mirate, i giovani possono essere
informati sui rischi del gioco d’azzardo e sviluppare strumenti critici per resistere alle
tentazioni. Uno dei principali fattori di attrazione verso il gioco d’azzardo è la pubblicità,
spesso accattivante e ingannevole. Proibire o regolamentare in modo severo la promozione
di giochi d’azzardo, soprattutto sui canali digitali, sarebbe un passo avanti fondamentale, è stato detto nel corso dell’incontro.
Tassazione e regolamentazione
“Dobbiamo combattere la ludopatia con la stessa forza con cui abbiamo affrontato
altre piaghe sociali, come il tabagismo. Non ci sono scuse”, ha concluso Bertolaso.
L’istituzione e il potenziamento di Osservatori regionali dedicati alla ludopatia sono strumenti chiave per analizzare dati, monitorare l’impatto sociale ed economico del fenomeno e coordinare gli interventi tra istituzioni e associazioni del territorio.
Proposte per il futuro
La ludopatia non può essere trattata come un problema secondario. È necessario un cambio
di paradigma, che metta il benessere delle persone davanti ai profitti industriali.
Guido Bertolaso, con la sua esperienza come Assessore al Welfare, richiama tutti gli attori
regionali a un maggiore impegno: “Le Regioni devono fare la loro parte, promuovendo un
welfare che non lasci indietro nessuno. Questa è la priorità”.
L’obiettivo è chiaro: promuovere politiche che non solo riducano i danni del gioco d’azzardo,
ma ne prevengano la diffusione, proteggendo in particolare i giovani e le famiglie più
vulnerabili.