Tasse su giochi e sigarette elettroniche per rinviare aumento dell’Iva?

Iva, ministro Delrio conferma rinvio aumento di 3 mesi e non l’abolizione
 Le norme Balduzzi come quelle di Erdogan

 

(Jamma) Tassare alcolici e sigarette elettroniche per evitare l’aumento dell’Iva. Questa la manovra proposta dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per garantire il rinvio di tre mesi sull’aumento della tassa, secondo quanto scrive oggi La Stampa. Se l’Iva salisse dal 21% al 22%, i rincari sarebbero inevitabili e i consumi potrebbero scendere ancora, rendendo la possibilità di una ripresa sempre più difficile. Tra i beni soggetti alle “microtasse” quindi ci sarebbero anche gli olii combustibili e i giochi come le slot machine e non solo.

Al governo servono 8 miliardi di euro per coprire il mancato gettito ed evitare aumento dell’Iva, che altrimenti scatterebbe il 1° luglio.

Dove “racimolare” allora i fondi mancanti? Paolo Russo sul quotidiano torinese scrive:

“Le e-cig, ad esempio, sono oggi tassate con l’Iva al 21%. Equipararle alle “bionde” classiche, sulle quali grava un’accisa del 76%, significherebbe aumentare del 50% la tassa sulle ricariche. In Italia si vendono già 40 milioni di boccette che evaporano fumo virtuale e portando la tassazione al livello delle sigarette vere si otterrebbe un maggior gettito di 200 milioni. Qualche altro centinaio di milioni arriverebbe dall’aumento, minimo, dell’imposta su superalcolici e olii combustibili”.

Non solo sigarette elettroniche, ma anche la tassazione dei giochi che avrebbe il doppio effetto “terapeutico” per chi è dipendente dal gioco e “preventivo” dell’infiltrazione della criminalità organizzata, spiega Russo:

“A completare il menù ci sarebbe l’equiparazione della tassazione sui giochi, il cosiddetto Preu, prelievo erariale unico, che tanto unico però non è perché le aliquote variano di norma dall’8 al 12,6%, con quote anche del 20 per il Bingo. Questo perché in prima battuta si era deciso di promuovere i giochi di più recente generazione, come slot machine, videopoker e giochi on line in genere, sui quali lo Stato biscazziere fa comunque i suoi buoni incassi”.

Anche un “piano B” sarebbe pronto al ministero dell’Economia:

“Finanziare il mancato aumento dell’aliquota con una stretta sulle compensazioni della stessa Iva. Ad esempio facendola temporaneamente versare dai numerosi committenti pubblici direttamente all’erario anziché ai fornitori, che poi la compensano pagando meno altre imposte”.

Insomma tutte misure che servirebbero a rimandare a settembre l’aumento e dare al governo di Enrico Letta il tempo di studiare come evitare un aumento, magari eliminando i trattamenti fiscali “di favore”:

“Quando sull’Iva si potrebbe soprassedere per sempre all’aumento portando però qualche prodotto dall’aliquota agevolata del 10 a quelle del 21%, come ad esempio i telefonini, che hanno ancora un trattamento fiscale di favore”.

Altra soluzione potrebbe arrivare con la delega fiscale:

“E nella delega c’è la revisione del catasto che potrebbe portare a un maggior gettito dell’Imu sugli immobili di reale pregio, consentendo così di esentare il restante 85% delle prime case. Inoltre il testo prevede di rimettere ordine nella giungla di esenzioni fiscali. Tutte cose utili a risolvere il doppio rebus Imu-Iva”.