È arrivato il momento di dare una accelerata al processo di riordino dell’offerta di gioco ‘terrestre’, ovvero su tutte le opzioni di offerta di servizi per la raccolta di gioco attraverso slot, scommesse, sale giochi e sale bingo.
Come più volte ribadito in queste ultime settimane dal Direttore dei Giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Mario Lollobrigida, di fronte a quello che è stato un atteggiamento di chiusura delle Regioni alle proposte formulate dal Tavolo tecnico, Mef e ADM, allo scopo di trovare una soluzione unica e condivisa ai criteri di riordino del settore come soluzione rispetto alla frammentazione di regole risultato dell’attività regolatoria degli Enti Locali, oggi sul tavolo c’è l’ultima opzione possibile.
Dopo quasi un anno dalla pubblicazione del parere della Conferenza Unifica delle Regioni, così come richiesto dal Decreto di riordino, da cui emergeva l’impossibilità di superare le condizioni che di fatto hanno reso impedito di procedere nell’espletamento di un nuovo bando di gara per il rinnovo delle concessioni del gioco ‘terrestre’, è arrivato il momento di sbloccare la situazione.
Troppo tardi, evidentemente, per evitare una proroga tecnica delle concessioni la cui scadenza è prevista per il 31 dicembre prossimo, tanto da essere oggi contenuta nella Legge di Bilancio 2025, ma in tempo per definire una questione che, inevitabilmente, rende impossibile ogni possibilità di manovra.
Come è noto, in questi anni, chi più e chi meno, gli Enti Locali hanno emanato leggi e regolamenti sulla base dei quali sono state introdotte restrizioni alle attività di gioco, in particolar modo a sale giochi e slot. Per tutti la motivazione è quella di contrastare gli eccessi e il gioco compulsivo. Tali limitazioni si sono tradotte per lo più in applicazioni di distanze minime e limiti all’orario di funzionamento di slot e apertura delle giochi e scommesse.
Vista la volontà delle Regioni di preservare l’iniziativa degli Enti locali che in questi anni hanno proceduto autonomamente e legittimamente, il Mef, secondo quando è stato riferito, tenterà ancora una volta di trovare la soluzione.
Nella proposta inviata alle Regioni, e che, secondo quanto Jamma ha potuto sapere in anteprima, verrà esaminata dalle commissioni competenti già da lunedì 28 ottobre per poi, in caso di valutazione positiva, passare alla Conferenza Unificata per l’approvazione definitiva, punta alla valorizzazione della certificazione dei punti di gioco attraverso una serie di criteri che fungono da garanzia rispetto al contrasto del gioco patologico.
Così come in passato si è proceduto per le rivendite dei tabacchi, agli esercizi che distribuiscono servizi di gioco sarà richiesto di adeguarsi a una serie di obblighi, primo tra tutti la formazione del personale.
Ma non solo. In base alla tipologia di attività, a come viene organizzata al suo interno, ogni locale potrà e dovrà soddisfare una serie di criteri in base ai quali si incrementa il valore rispetto ad una sorta di grado di ‘rischio’. Minore è il rischio e più facile sarà superare il vincolo delle ‘distanze minime’ dai luoghi sensibili. Lo stesso vale per i limiti all’orario di funzionamento degli apparecchi e di apertura delle sale giochi.
Su questo punto, uno dei più critici rilevati dal settore così come dall’autorità di regolamentazione (ADM), la proposta del Mef oggi sul tavolo delle Regioni, indica in 6 ore il tempo massimo di sospensione delle attività di gioco che le stesse potranno introdurre.
A questo si aggiungono, secondo il documento che Jamma ha potuto visionare, le misure di riduzione dell’offerta, ovvero del numero delle slot presenti sul territorio, così come da documento relativo ad Documento d’intesa sul riordino già formulat nel lontano 2017, prima che l’iniziativa venisse interrotta per dinamiche di carattere politico.