HomeAttualitàRiordino gioco fisico, sempre più difficile un accordo tra Governo e Regioni

Riordino gioco fisico, sempre più difficile un accordo tra Governo e Regioni

La trattativa tra il Governo e le Regioni sul futuro del gioco legale in Italia si sta facendo sempre più complessa. In vista dell’incontro tecnico misto previsto per il 14 novembre, il Ministero dell’Economia (Mef) aveva proposto una bozza di intesa basata su una riduzione controllata dell’offerta e sulla certificazione dei punti vendita. L’obiettivo di questa proposta era quello di trovare un compromesso con gli enti locali, che negli ultimi anni hanno adottato normative contrastanti su distanze e orari, creando un quadro normativo frammentato. L’intento del Governo di disciplinare il settore in maniera ordinata si sta però scontrando con la reazione delle Regioni, che secondo quanto appreso da Jamma hanno preparato una controproposta dai contenuti difficilmente accettabili per il Mef e l’industria del gioco.

In particolare, i rappresentanti delle Regioni vorrebbero una drastica riduzione del network del gioco legale. Tra le principali richieste, l’introduzione di un doppio distanziometro – 150 metri e 200 metri – dai luoghi sensibili. Le Regioni hanno inoltre suggerito una contrazione significativa dei punti vendita: i bar e i tabacchi dovrebbero essere ridotti a 34.000 unità (contro i 40.000 previsti dal Governo), mentre le sale dedicate dovrebbero scendere a 2.250, ben al di sotto delle 5.000 ipotizzate dal Mef. Anche il numero di punti scommesse dovrebbe subire una riduzione del 47%, scendendo da 10.000 a 8.000.

Queste misure porterebbero il numero complessivo di esercizi legali a meno di 45.000, un dato lontano dalle stime iniziali del Mef, che indicavano circa 55.000 punti vendita. Le conseguenze di queste riduzioni sarebbero inevitabili: una perdita significativa di posti di lavoro, la riduzione del presidio territoriale e un rallentamento nella capacità di contrastare il gioco illegale e la ludopatia. A queste problematiche si aggiunge anche una previsione di perdita del gettito erariale, che per il settore degli apparecchi potrebbe raggiungere almeno mezzo miliardo di euro, dopo una perdita di circa 200 milioni di prelievi già registrata nel 2024.

Uno degli aspetti centrali della discussione riguarda la riduzione del numero delle AWP e delle VLT, due delle principali forme di gioco legale in Italia.

Attualmente, sul territorio sono attive circa 250.000 AWP. La proposta del Mef prevede una riduzione del 20%, portando il numero a 200.000, cifra che rientra nelle previsioni della Finanziaria 2020. Tuttavia, le Regioni chiedono un taglio più drastico, arrivando a 180.000 unità, con una riduzione del 28%, che comporterebbe una perdita significativa di gettito fiscale.

Sono circa 55.000 le VLT attualmente operative. Il Mef propone una riduzione del 19%, portando il numero a 45.000 apparecchi, un valore che rispetterebbe le previsioni della Finanziaria 2020. Le Regioni, invece, chiedono un taglio più marcato, arrivando a una riduzione del 25%, con 41.250 VLT.

Un altro punto controverso riguarda la definizione dei “luoghi sensibili”, ovvero quelle aree in cui è necessario limitare l’offerta di giochi per tutelare la salute pubblica. Il Mef ha indicato le scuole e le strutture sanitarie come luoghi da proteggere, ma le regioni propongono l’estensione della lista a luoghi di culto, strutture per giovani (come palestre e oratori) e centri anziani.

Il Mef ha suggerito di superare la distinzione tra esercizi “generalisti” e “non generalisti” per concentrarsi sulla certificazione dei punti vendita. Questo sistema di certificazione dovrebbe attestare la professionalità degli esercizi in relazione alla prevenzione del gioco patologico e al rispetto del divieto di gioco minorile. Gli esercizi certificati non sarebbero soggetti a distanze fisiche rigide dai luoghi sensibili, mentre quelli non certificati dovrebbero rispettare una distanza di 200 metri.

Le Regioni, tuttavia, hanno espresso preoccupazione per l’abolizione delle distanze fisiche e propongono una doppia misura: una distanza di 150 metri per gli esercizi certificati e 200 metri per quelli non certificati. Inoltre, le regioni chiedono orari di chiusura più lunghi rispetto a quanto proposto dal Mef, con una chiusura obbligatoria di sei ore per gli esercizi certificati e otto ore per quelli non certificati.

Un ulteriore punto di contesa riguarda la proposta di abolire l’Osservatorio sul gioco d’azzardo e il trasferimento del Fondo per il gioco patologico (Gap), attualmente gestito dalle regioni e finanziato con 50 milioni di euro all’anno. Questo cambiamento, previsto dalla Legge di Bilancio 2025, preoccupa le Regioni, che temono un indebolimento delle politiche di prevenzione del gioco d’azzardo patologico. La riduzione della dotazione del fondo, che nel 2025 dovrebbe scendere a 44 milioni di euro, potrebbe mettere a rischio l’efficacia delle iniziative di cura e supporto per i soggetti affetti da dipendenza da gioco.

Il confronto tra Governo e Regioni sul futuro del gioco legale in Italia appare quindi sempre più teso e complesso. Le richieste delle Regioni per una riduzione drastica del network e l’introduzione di nuove normative potrebbero avere conseguenze pesanti per il settore, con una riduzione del gettito fiscale e un possibile aumento del gioco illegale. D’altro canto, il Governo cerca di perseguire una riforma che equilibri le esigenze di sicurezza, salute pubblica e sostenibilità economica. Resta da vedere se le parti riusciranno a trovare un terreno comune, oppure se la trattativa finirà per alimentare ulteriori divisioni su un tema così delicato.

Redazione Jamma
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