“Parte di questo riordino è stato messo a terra e non contiene solo la nuova disciplina del gioco online, ma anche una parte sui principi generali della governance dello Stato sulle concessioni e una parte sulla tutela del giocatore per contrastare quelle che possono essere le esternalità da consumo che sfociano nel gioco patologico. Il settore del gioco pubblico ha un peso economico importante per lo Stato, gli introiti erariali sono consistenti e vengono occupati circa 150mila soggetti. La platea di giocatori è di circa 21 milioni. Per quanto riguarda il gioco patologico circa l’80% è a rischio zero, il 9% a rischio limitato e il residuo a rischio moderato o alto. Dal 2014 ad oggi la spesa dei giocatori non è cresciuta in maniera proporzionale rispetto alla raccolta di gioco, ma è rimasta indicativamente stabile, fatta eccezione per gli anni della pandemia. Il riordino disposto dal regolatore deriva dalla necessità di sciogliere il nodo che sulla materia si è venuto a generare tra le competenze concorrenti in materia di salute e non solo da parte delle regioni e dei comuni, ciò è necessario per l’approntamento dei futuri affidamenti concessori relativi principalmente alle concessioni attualmente in proroga: apparecchi da intrattenimento, bingo e scommesse. Considerando le discipline regolatorie emanate dalle regioni va detto che gli effetti di queste misure non hanno generato scostamenti rilevanti rispetto alla domanda di gioco, mentre ci sono state distorsioni nell’esercizio e nella distribuzione di gioco tra i diversi territori. Le regioni non sono andate fino in fondo nell’applicazione delle disposizioni emanate, essendo consapevoli dei potenziali effetti hanno operato con rinvii e deroghe. La situazione è confusa e il riordino può rappresentare l’occasione per elaborare strategie di protezione dei giocatori anche da prospettive diverse da quella del distanziometro e potenzialmente più efficaci. Il buon senso fa ritenere che l’attuale rete distributiva specializzata e generalista configuri il contemperamento da parte del legislatore di quelli che sono gli interessi in gioco, da un lato la tutela della salute, la sicurezza e la legalità e dall’altro il diritto al lavoro e la sostanziale stabilità complessiva degli introiti erariali. Una delle opzioni praticabili dovrebbe essere quella di fotografare l’attuale rete distributiva e assumerla a riferimento per la definizione della futura rete distributiva, con una rigorosa specializzazione del rapporto con il giocatore. Affrontare oggi la tutela del giocatore con le distanze appare una soluzione inadeguata e non al passo con i tempi. Infine, l’applicazione di qualsiasi criterio distanziale genererebbe degli effetti rilevanti sulla numerosità della rete distributiva, sia specializzata che generalista, con un contrazione consistente e difficilmente compensabile degli introiti erariali, una compressione dei livelli occupazionali e una riduzione della copertura della domanda di gioco, con la conseguente recrudescenza del gioco illegale”.
Lo ha detto Marco Piatti (in foto), amministratore Prisma, intervenendo al seminario pubblico “Il settore dei giochi e i nodi regolatori. Il riordino del territorio”, organizzato a Roma dall’Istituto per la Competitività I-Com in collaborazione con IGT.