Poker. Problemi di collegamento con Sogei, gioco sospeso per alcune ore
Perdo o vinco? L’ elettrofisiologia contribuisce allo studio della dipendenza da gioco
(Jamma) Anche il Papa è no-slot. Un titolo ad effetto per indurre alla lettura di un articolo in cui si cita parte di un discorso di Papa Francesco per dimostrare che il massimo esponente della Chiesa Cattolica è a tutti gli effetti entrato a far parte della, davvero folta, schiera degli anti-giochi.
Ecco le parole del Papa, pronunciate nella catechesi di apertura del Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma nell’Aula Paolo VI e a cui si fa riferimento per dimostrare la presa di posizione del Papa in merito alla iniziativa di qualcuno per l’abolizione del gioco legale:
«C’è gente che vive senza speranza. Ciascuno di noi può pensare, in silenzio, alle persone che vivono senza speranza, e sono immerse in una profonda tristezza da cui cercano di uscire credendo di trovare la felicità nell’alcol, nella droga, nel gioco d’azzardo, nel potere del denaro, …Ma si ritrovano ancora più delusi e talvolta sfogano la loro rabbia verso la vita con comportamenti violenti e indegni dell’uomo. Quante persone tristi, quante persone tristi, senza speranza! Pensate anche a tanti giovani che, dopo aver sperimentato tante cose, non trovano senso alla vita e cercano il suicidio, come soluzione. Voi sapete quanti suicidi di giovani ci sono oggi nel mondo? La cifra è alta! Perché? Non hanno speranza. Hanno provato tante cose e la società, che è crudele – è crudele! – non ti può dare speranza. La speranza è come la grazia: non si può comprare, è un dono di Dio».
Cercare la felicità nell’alcol, nella droga, nel gioco d’azzardo, nel potere del denaro è proprio delle persone senza speranza, dice il Papa, ma non per questo la posizione della Chiesa Cattolica sul gioco si può semplicisticamente sintetizzare in un invito a giocare tout court.
Basta leggere la parte della Catechesi dedicata proprio al gioco d’azzardo. Vi si legge: “I giochi d’azzardo (gioco delle carte, ecc) o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia. Diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù”. Il Catechismo esordisce affermando che “i giochi d’azzardo (gioco delle carte, ecc) o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia”. I giochi che un cristiano decide di praticare possono rientrano in questa categoria. Dicendo che in se stessi non sono contrari alla giustizia significa affermare che in teoria non sono peccaminosi, né mortalmente né venialmente. A volte questi giochi per qualcuno diventano una valvola di sfogo per avere un interesse che porti fuori dai problemi ordinari. Ma “diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui”.
Questa clausola è molto importante. Non si può dimenticare che qualcuno giochi in modo eccessivo
Questo evidentemente, per la Chiesa Cattolica, è un peccato grave.
E’ giusto, suggerisce la Dottrina Cattolica, non dimenticare mai che “la passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù”. Per cui si passa dalle scommesse basse a quelle più alte.
San Giovanni ricorda che l’uomo è assalito dalla concupiscenza degli occhi, e cioè dal desiderio di possedere sempre di più. Il Catechismo ricorda che le scommesse diventano peccaminose quando impediscono di “far fronte ai bisogni propri e altrui”. Pertanto, sebbene non si impoverisca la propria famiglia, tuttavia non si coopera per far fronte ai bisogni altrui. La necessità altrui, che per molti è grave e drammatica, è da tenere presente. Certo, se uno buttasse in una cassetta di risparmio quanto devolve in scommesse, alla fine di un anno si troverebbe a disporre di una certa somma utile per le esigenze primarie di molti, soprattutto nel terzo mondo. Ma lo stesso si potrebbe dire per il cibo, i vestiti, gli elettrodomestici, i mobili, le auto……