“Ritengo che in questo settore ci sia spesso confusione e che si sconti un’opinione influenzata da facili demagogie”. Lo ha detto l’on. Ettore Rosato, deputato di Azione e membro della Commissione Difesa della Camera, intervenendo alla presentazione dell’ultimo report su Gioco pubblico e altre forme di intrattenimento dell’Osservatorio sul gioco pubblico di SWG Giocare da grandi. “Certo – ha proseguito – il settore ha i suoi difetti: una parte significativa risponde correttamente alle regole, ma c’è sempre una percentuale che utilizza il sistema in maniera distorta. Come in ogni ambito, che si tratti di vino, gioco d’azzardo o qualsiasi altra attività, bisogna preoccuparsi di chi ne fa un uso improprio. Tuttavia, il problema non si risolve demonizzando il gioco, ma organizzandolo e verificandolo meglio.
Il concetto fondamentale è che, dove non c’è gioco legale, c’è quello illegale. Di conseguenza, il nostro dovere – come Stato e come amministratori – è garantire che il gioco legale sia l’unico possibile, regolamentandolo in maniera coerente e uniforme.
Una delle maggiori criticità è rappresentata dalla diversificazione delle normative da comune a comune, un approccio che non ha alcuna logica. Se qualcuno riesce a spiegarmi il senso di questa frammentazione, sarei lieto di ascoltarlo. Ma, in mancanza di una spiegazione logica, ciò dipende solo dalla sensibilità del singolo sindaco o amministratore. È necessario che ci sia una regolamentazione statale uniforme, valida su tutto il territorio nazionale.
Dove esiste una concessione nazionale, le regole per quella concessione devono essere chiaramente definite e applicate automaticamente. Se un bando di gara assegna una licenza per il gioco, le regole devono essere uniformi da nord a sud, senza variazioni locali. Questo approccio garantirebbe chiarezza, efficienza e coerenza.
A volte, la politica si lascia influenzare dal populismo e parla “alla pancia” degli elettori, attribuendo ai sindaci poteri che spesso diventano un peso. Se si decide di dare un potere regolamentare al sindaco, bisogna anche chiarire che la regolamentazione è già stabilita. Il sindaco, in questo caso, sarebbe sollevato da ulteriori responsabilità e pressioni, sia da parte dei cittadini che da comitati locali. Una regolamentazione uniforme sarebbe un vantaggio per tutti, inclusi gli stessi sindaci.
Ci sono, ovviamente, competenze locali che possono essere esercitate. Ad esempio, le regioni possono promuovere campagne di informazione, gestire interventi sanitari e utilizzare risorse pubbliche per affrontare le problematiche legate al gioco patologico. Tuttavia, la regolamentazione delle concessioni statali non dovrebbe rientrare tra queste competenze.
Credo che sia necessaria una battaglia culturale per promuovere un approccio logico e uniforme a livello nazionale. Il Ministero, nella fase di emanazione delle concessioni, potrebbe già integrare regole chiare e applicabili su tutto il territorio, evitando le differenze che creano confusione.
Mettere insieme un tavolo tecnico con esperti sarebbe utile, ma è una questione talmente semplice che non dovrebbe nemmeno richiedere troppo dibattito. Gli esperti stessi confermerebbero che non ha senso avere regolamentazioni diverse per orari o localizzazioni da comune a comune, specialmente tra comuni confinanti.
Le regole generali possono prevedere alcune eccezioni, come per le zone turistiche, dove possono essere applicate normative specifiche. Inoltre, è possibile inserire criteri legati alle distanze da determinati luoghi sensibili, ma tutto questo deve rientrare in una regolamentazione nazionale.
Serve uno sforzo coordinato da parte delle istituzioni nazionali per arrivare a una normativa uniforme. Gli esperti presenti oggi possono dare un contributo importante in questa direzione, offrendo spunti e proposte concrete.
Credo, inoltre, che una regolamentazione chiara troverebbe più sindaci alleati che contrari. Regole uniformi permetterebbero ai sindaci di gestire meglio il proprio territorio senza dover affrontare pressioni o conflitti inutili. È lo stesso principio dei limiti di velocità: devono essere uniformi, salvo eccezioni ben definite.
In conclusione, è fondamentale adottare un approccio razionale, logico e uniforme su scala nazionale, evitando inutili frammentazioni e disomogeneità”.