Cecconi (M5S): “Nella Delega fiscale più chiarezza: disposizioni equivoche in materia di giochi”

(Jamma) “In materia di gioco d’azzardo va riaffermata la centralità del Parlamento”. A dichiararlo l’onorevole del M5S Andrea Cecconi che in Commissione Affari sociali della Camera ricorda su questo tema risultano essere state presentata circa diciotto proposte di legge – alcune delle quali ancora da assegnare – per cui è evidente l’interesse che esso suscita presso i vari gruppi parlamentari.
Cecconi ricorda, poi, quanto è accaduto al Senato nella seduta del 5 settembre scorso, nella quale sono state discusse alcune mozioni sul medesimo tema. In quella circostanza, è stata approvata, con il parere contrario del sottosegretario competente, una mozione presentata dalla Lega Nord, che impegna il Governo a varare in tempi rapidi una moratoria di dodici mesi sul gioco d’azzardo on line e sui giochi elettronici, mentre è stata respinta la mozione n. 139 del Movimento 5 Stelle, che prevedeva il divieto totale di pubblicità dei giochi d’azzardo, l’innalzamento della tassazione sui relativi proventi e la modifica della disciplina delle concessioni nel senso indicato dalla relazione presentata nel 2010 dalla Commissione antimafia.
“Dagli elementi a disposizione – comprese alcune disposizioni recate dal decreto-legge n. 102 del 2013, che prevedono agevolazioni per  la definizione del contenzioso in favore di alcuni concessionari di giochi (A.C. 1544) – e, soprattutto, dell’analisi della disposizione in oggetto, ritengo che vi siano ragioni valide per dubitare che vi sia da parte del Governo di intervenire contro i concessionari di giochi, pur trattandosi di un settore in cui si annidano collusioni con la criminalità organizzata.
Lo Stato si comporta in un certo modo nei confronti dei tossicodipendenti, e in un modo completamente differente rispetto ai soggetti dipendenti da gioco d’azzardo patologico, non volendo, evidentemente, colpire gli interessi economici afferenti a questo settore, dal momento che, secondo le stime, ottantasei milioni di euro, derivanti dal gioco e dalle scommesse, vanno in parte ai concessionari, in parte all’erario.
Rileva, pertanto, che lo Stato concentra tutto il suo interesse sulle entrate legate al gioco anziché impegnarsi in attività di informazione capillare sui rischi che il ricorso eccessivo al gioco comporta.
Entrando nel merito dell’articolo 14, oltre alle perplessità espresse dal relatore in merito al comma 2, lettera a), sono da evidenziare ulteriori profili critici con riferimento a: la previsione recata dal comma 1 dell’articolo 14, per cui non si mette in discussione l’attuale modello organizzativo fondato sul regime concessorio e autorizzatorio; il contenuto delle lettere d) ed e) ed h); la lettera m), soprattutto nella parte in cui non specifica se nella razionalizzazione territoriale della rete di raccolta del gioco l’offerta debba essere diminuita ovvero se, invece, possa addirittura essere incrementata rispetto al volume attuale; la lettera q), in quanto ritiene che l’espressione «giochi pubblici» si presti a possibili equivoci”.
Cecconi ribadisce, infine, l’auspicio per cui l’iter delle proposte di legge in materia di prevenzione e cura della dipendenza da gioco d’azzardo patologico, di cui la Commissione affari sociali ha avviato l’esame, possa proseguire e concludersi in tempi rapidi”.