Come riportato ieri, nell’ultima seduta della Commissione Cultura della Camera il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha risposto all’interrogazione sulla pubblicitĂ del gioco d’azzardo presentata dai deputati M5S Amato, Caso e Orrico. Replicando al ministro, Amato si è dichiarato insoddisfatto della risposta ricevuta: “Innanzitutto – ha affermato -, il primo elemento di discordia risiede nell’utilizzo del termine ludopatia, che dovrebbe invece essere abbandonato in favore dell’espressione azzardopatia patologica. Invero, trattasi di una malattia stimolata non solo dalle scommesse illegali, ma anche dai giochi d’azzardo legali, che prescinde dalla circostanza che la gestione avvenga ad opera dello Stato o di gruppi criminali, i quali, peraltro, spesso si appoggiano ai gestori legali, com’è noto. Pertanto, combattere le scommesse illegali attraverso la regolamentazione dei giochi non risolve il problema sanitario e sociale a monte dell’azzardopatia patologica in cui versano tanti cittadini”.
Amato ha quindi ricordato “come le societĂ di scommesse online, aventi ormai la dimensione di vere e proprie societĂ multinazionali, si avvalgano di personaggi sportivi famosi in grado di incentivare il gioco d’azzardo anche nelle giovani generazioni, come ha avuto modo di constatare di persona vedendo in molteplici occasioni persone di giovane etĂ perdere tutti i propri soldi in scommesse”.
Il deputato M5S ha quindi chiesto “come sia possibile controllare se le scommesse online siano realmente effettuate dal titolare della carta di credito o di debito connessa al profilo ovvero da un minore”, intendendo dimostrare che “l’impossibilitĂ di effettuare tale controllo rende in realtĂ inutile il tracciamento mediante bonifico o carta di credito o debito ai fini del contrasto al fenomeno sanitario e sociale oggetto della presente interrogazione”. Amato ha poi affermato che “il problema è che il gioco non è piĂą tale, non trattandosi piĂą di giocare meramente la schedina del Totocalcio” e ha ribadito quindi che, sul piano terminologico, non è piĂą “sufficiente e corretto parlare di mera ludopatia bensì di azzardopatia patologica”.
Il deputato M5S ha infine ricordato che Mario Merola una volta gli spiegò che “ciò che spinge una persona a scommettere ancora è la voglia di rivalsa che monta dopo aver perso i propri soldi”.