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TAR Lazio: annullato il divieto di prosecuzione per l’attività di somministrazione in una sala bingo

Con sentenza il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per il Lazio ha accolto il ricorso presentato da una società attiva nella somministrazione di alimenti e bevande presso il pubblico esercizio adibito a sala bingo, rappresentata e difesa dall’avvocato Cino Benelli. La società aveva presentato una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) per subingresso, successivamente rettificata nel novembre 2023. L’amministrazione comunale ha basato il provvedimento impugnato su presunte difformità tra la superficie dichiarata nella Scia e quella effettivamente utilizzata per l’attività di somministrazione, rilevate durante un controllo della Polizia Locale. La società ha impugnato la decisione di Roma Capitale, sostenendo: Violazione dei termini di legge – Il provvedimento è stato adottato ben oltre i 60 giorni previsti dall’art. 19, comma 3, della legge 241/1990 per esercitare il potere inibitorio; Mancanza di presupposti – Le difformità riscontrate sono emerse successivamente alla presentazione della Scia e non potevano giustificare un annullamento d’ufficio; Assenza di proporzionalità – L’amministrazione avrebbe potuto limitarsi a ordinare la cessazione dell’attività solo per la parte eccedente la superficie autorizzata.

Il TAR Lazio ha accolto il ricorso, dichiarando illegittimo il provvedimento di Roma Capitale.

Motivazioni della Sentenza

  • Decadenza dei termini: Il divieto di prosecuzione dell’attività è stato emesso oltre il termine perentorio di 60 giorni, rendendo inefficace il provvedimento ai sensi dell’art. 19 della legge 241/1990.
  • Difformità sopravvenute: Le discrepanze tra superficie dichiarata e superficie effettivamente utilizzata non possono giustificare l’annullamento, poiché non riguardano i requisiti previsti al momento della presentazione della Scia.
  • Eccesso di potere: L’amministrazione non ha effettuato una comparazione tra l’interesse pubblico e quello privato, né ha motivato adeguatamente l’intervento.

Il Tribunale ha inoltre osservato che ulteriori accertamenti riguardanti violazioni dei limiti di superficie potranno essere effettuati da Roma Capitale, ma dovranno seguire le procedure previste dalla normativa.

Questa pronuncia ribadisce l’importanza del rispetto dei termini e delle procedure nella gestione delle Scia da parte delle amministrazioni locali. La decisione rappresenta un precedente significativo per aziende e professionisti, sottolineando i limiti dei poteri inibitori delle amministrazioni e la necessità di motivazioni solide per provvedimenti restrittivi.

Redazione Jamma
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