Prospettive di crescita zero. Di Stefano Sbordoni

(Jamma) Nel dossier pubblicato la scorsa settimana dal Servizio Studi della Camera, dedicato alla delega fiscale al Governo per il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici, è stato rilevato il trend negativo delle entrate dei giochi che sembrerebbe proseguire nel 2013, nonostante “la tassazione del gioco mediante slot machine sia stata incrementata” (sic!). L’aumento delle tasse avrebbe dovuto garantire anche un incremento delle entrate erariali, se fosse stato accompagnato dalla tenuta della raccolta; ma questo, disattendendo le aspettative dal Legislatore e dei contabili di Stato, non è avvenuto. Il dato oggettivo è quindi che si gioca di meno, ma a vantaggio della rete del gioco illecito. E’ verosimile infatti che l’offerta della rete illegale si stia sviluppando nuovamente, come prima del 1999, quando nel bar sotto casa si poteva giocare al c.d. Totonero. Con tutte le conseguenze del caso: un mercato illegale del gioco infatti alimenta la criminalità organizzata e i traffici connessi. Hanno voglia a dire gli improvvisati censori del gioco pubblico che questo sia infiltrato dalle mafie e che sia lì la fonte del male. Come ogni attività economica anche quella del gioco si presta di certo alla strumentalizzazione mafiosa per vari scopi (dal riciclaggio allo sfruttamento) con l’attrattiva della maggiore circolazione di denaro (in quanto strumento stesso dell’attività), ma infiltrarsi nelle griglie poste dall’amministrazione necessita di sforzi e sofisticazioni che lasciano tracce: quelle tracce che devono permettere agli investigatori di risalire alla cosca di turno e sgominarne anche le ulteriori attività criminose. E allora che scelta farebbe un buon “manager criminale”, quando avesse l’occasione di una stessa attività (sempre che sia quella attività di gioco che lo interessa, e non un veicolo come un altro i.e ristoranti, negozi, etcc) ma che non lascia tracce? A loro la risposta.

Tornando al menzionato dossier, l’Ufficio Studi della Camera osserva che “nel 2010 la raccolta ammontava a 61,4 miliardi di euro, per poi aumentare a 79,9 miliardi nel 2011 e a 88,6 miliardi nel 2012”. La diminuzione della raccolta per il 2013, in particolare quella relativa agli apparecchi da intrattenimento – che rappresentano comunque il settore più produttivo nel settore dell’industria italiana dei giochi – può essere attribuita, oltre alla mancanza di liquidità determinata dalla crisi, anche alle azioni messe in campo dagli enti locali, mediante leggi regionali o provinciali, ordinanze dei sindaci, che hanno limitato o escluso la presenza di apparecchi da determinati luoghi sensibili, ridotto gli orari di apertura degli esercizi, limitato il rilascio delle necessarie autorizzazioni amministrative. Tali azioni, “ispirate dal fenomeno della ludopatia e/o finalizzate alla tutela dei minori, non coordinate con l’attività dello Stato centrale, creano uno stato di incertezza normativa ed operativa che finisce con il contribuire in modo decisivo alla riduzione della raccolta e del gettito”.

Altro passaggio rilevante: gli Amministratori locali e regionali, vuoi per esigenze effettive che per acquisire prerogative che possano incrementare le loro entrate, e lambire comunque i propri elettori promuovono norme e regolamenti contro l’industria del gioco. Il più delle volte però – come indica l’Ufficio Studi della Camera – le leggi regionali e i relativi regolamenti comunali non hanno contezza di quelle che sono le norma primarie i regolamenti del settore e i relativi schemi di convenzione, che sottopongono il concessionario e tutta la filiera di gioco a controlli più rigidi di quelli da loro stessi prospettati. Si pensi alle campagne promozionali: in ogni convenzione l’operatore di gioco deve preventivamente comunicare all’Agenzia le proprie campagne promozionali prima di procedere. Ed ancora, il divieto di gioco ai minori previsto da una normativa primaria. Gli enti locali, non possono andare al di là delle competenze specifiche invadendo il campo del Legislatore nazionale, che è l’unico che ha titolo alla luce dei dettami costituzionali, a normare in materia di gioco. Di conseguenza solo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per investitura di una norma primaria, ha la facoltà di procedere con le dovute indicazioni regolamentari. A tal proposito il dossier sottolinea ancora che “numerosi interventi nel settore dei giochi hanno perseguito l’obiettivo di contrastare il gioco illegale: la assegnazione di nuove concessioni con conseguente apertura di nuovi punti di gioco, la creazione di nuove forme di gioco nonché la legalizzazione di giochi già esistenti. Nello specifico il contrasto al gioco illegale viene operato attraverso maggiori poteri di contrasto assegnati” all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli “la predisposizione di programmi di controllo, la presenza di specifici requisiti richiesti ai concessionari, la previsione di nuove sanzioni, sia di natura penale che amministrativa, nonché la sospensione della concessione.”

Certo non e’ il momento mogliore, ma chissà che anche il poker live trovi una propria regolamentazione, che sia il regime concessorio che il legislatore aveva individuato con la legge n. 88/09 (c.d. legge comunitaria per il 2009) o altro. Una ordinanza del Tar Lazio della scorsa settimana ha sottolineato che è necessario procedere con questa regolamentazione altrimenti si rischia di creare un’altra posizione ibrida e non regolamentata che può dar luogo ed adito ad equivoci giuridici che prima e poi rischiano di essere sottoposti al vaglio della Corte di Giustizia Europea .

Quanto sostenuto nel dossier e’ difficile da smentire. Ad oggi vediamo soltanto effetti negativi: 1) si riducono le entrate nell’erario fornite dal gioco legale, e 2) si incrementa per l’effetto il mercato del gioco illecito che non è sottoposto ad alcun controllo .

E’ necessario dunque, nell’ambito di un piano sperato di rilancio dell’intera economia italiana, considerare nella giusta prospettiva anche il settore del gioco e delle scommesse, valutando il ruolo degli enti locali, e legittimando il potere degli organi centrali che più sensibili ad alcune problematiche e sicuramente hanno più strumenti per commettere meno errori possibili.