Belgio: Antitrust indaga sulla Loterie Nationale per pratiche commerciali scorrette sulle scommesse
(Jamma) Il poker texas hold’em non è gioco d’azzardo – e pertanto non è reato organizzare dei tornei – dal momento che si tratta di un gioco in cui l’abilità prevale sull’alea. E’ quanto ha affermato la Cassazione respingendo il ricorso intentato dalla Procura di Alessandria riguardante il sequestro di un circolo in cui venivano organizzati tornei di poker con quote di iscrizione di 50 euro. Per la Suprema Corte, la versione classica del poker ”è pacificamente riconducibile nel novero dei giochi d’azzardo, in quanto rispetto all’abilità del giocatore risulta preponderante l’alea”. Il Texas Hold’em invece “ripete in astratto tali caratteristiche”, ma la componente dell’alea assume un ruolo secondario, quando ricorrono una serie di condizioni: le quote di iscrizione ai tornei devono avere un importo contenuto, i giocatori devono disporre di una dotazione di fiches uguale, non è previsto il re-buy (l’acquisto di una nuova dotazione di fiches), e vengono individuati fin dall’inizio i premi finali. In questi casi, diventano “preminenti, rispetto all’aleatorietà, altri aspetti del gioco, quali l’abilità del partecipante, la sua esperienza, l’attitudine alla concentrazione, la capacità di valutazione dell’avversario, la resistenza fisica”. Di conseguenza “perde rilievo il valore della posta rispetto all’impegno richiesto, così come assume preponderanza l’aspetto prettamente ludico del gioco”.