‘’Mi piace l’ipotesi dell’utilizzo di una app (per l’autoesclusione dal gioco fisico ndr) sicuramente come ipotesi più percorribile rispetto a quella degli strumenti di identificazione personale.
Saranno necessari i dovuti approfondimenti, ma mi sembra interessante l’idea dell’identificazione fisica piuttosto che l’identificazione ‘anagrafica’ del soggetto giocatore. Questo è fondamentale perché, come è stato stato ricordato, abbiamo avuto in passato esperienze negative laddove giocatore ha potuto pensare di essere identificato. l’identificazione fisica è comunque necessaria per poter rendere operativo il sistema e i sistemi proposti ( nello studio di Tor Vergata ndr) assicurano il raggiungimento di questo obiettivo”.
“Ritengo importante l’elemento a cui si fa riferimento del contatto tra lo Stato, le varie rappresentanze coinvolte nel processo e il giocatore che sceglie di autoescludersi. Il giocatore autoescluso potrebbe essere oggetto di interventi da parte delle autorità sanitarie regionali, parlo di interventi mirati e centrati sulle esigenze del giocatore. Questo escluderebbe interventi che le regioni mettono in campo utilizzando i fondi statali, ma che si rivelano spesso solo di facciata. Questo consentirebbe di creare una connessione tra chi ha un approccio problematico al gioco e il mondo delle strutture che si occupano di salute pubblica”
Così ha dichiarato Mario Lollobrigida, Direttore Giochi Agenzia Dogane e Monopoli, nell’Aula consiliare “Giorgio Fregosi”, Palazzo Valentini a Roma, nel corso della Presentazione della ricerca sul Registro Unico degli Esclusi (R.U.E.) – II fase per il settore del gioco pubblico in Italia – L’autoesclusione nel gioco fisico, curata dal Dipartimento di Scienze Cliniche e Medicina Traslazionale.