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Riordino del gioco, la Repubblica:”I concessionari di AGIC chiedono razionalizzazione e stop alle proroghe”

Nel 2020, l’anno del lockdown, gli italiani hanno giocato 88,2 miliardi di euro. Quel numero, che visto dagli uffici dei concessionari del gioco si chiama raccolta (o turnover), è quasi raddoppiato in cinque anni. Al 31 dicembre scorso la posta si è alzata fino a 157,9 miliardi, che ai giocatori hanno fruttato 135 miliardi di vincite, nel complesso, ai gestori 22,6 miliardi e all’Erario un gettito da una dozzina di miliardi (circa la metà dell’incasso dei privati). Più di un terzo della manovra, scrive la Repubblica : «Solo considerando le imposte dirette», evidenzia Michele Sessa, direttore degli affari istituzionali di Snaitech. La partita è un’altra, dunque. E per questo, i quattro big delle concessioni in questo campo – Igt (gruppo De Agostini), Lottomatica, Sisal e Snaitech, appunto – hanno messo su l’Agic, Associazione gioco e intrattenimento in concessione, affiliata a Confindustria (che ha fornito i dati). Insieme coprono una quota di mercato vicina al 70 per cento, con 60 mila punti vendita dalle Alpi alla Sicilia per seimila occupati. Un’industria. Che come tale ha bisogno di tempi certi per programmare gli investimenti. Da qui la richiesta al governo di indire al più presto nuove gare per nuove concessioni. «Non siamo come i balneari, noi le gare le vogliamo. Questa è un’industria, anche se ancora non viene percepita come tale per una narrazione spesso non appropriata », racconta Giovanni Maggi di Sisal. Maggi, come i suoi colleghi, del resto, sa che ci sono tempi tecnici da rispettare per chiudere la pagina delle proroghe. L’ultima, prevista dalla manovra varata prima di Capodanno dal parlamento, è stata firmata il 3 gennaio scorso da Mario Lollobrigida, direttore dei Giochi dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Vale per il gioco fisico (per quello online c’è già stata una proroga tecnica fino a settembre e le gare sono in corso). Un atto dovuto, visto il ritardo accumulato dai lavori per il riordino del settore. L’estate prossima, ad agosto, suona il gong per l’esercizio della delega fiscale che le Camere hanno affidato al governo. Ma perché i decreti attuativi possano essere approvati occorre un’intesa nella Conferenza Stato-Regioni che ancora non c’è. «Se tutto va bene – osservano i dirigenti Agic – arriverà nel primo semestre di quest’anno, poi serve un passaggio alle Camere e al Consiglio di Stato. Quindi sarà necessario procedere al ridisegno delle gare per le nuove concessioni incluse quelle per apparecchi da intrattenimento (slot machine e video lottery), scommesse e Bingo». Per i nuovi bandi, però, bisognerà aspettare la prossima manovra e il secondo semestre 2026.

Nel frattempo i quattro big del gioco mettono sul tavolo delle autorità le loro proposte. Un paper di 13 pagine che ruotano attorno alla “questione territoriale”. Tradotto: servono regole uniformi in tutto il Paese per autorizzazioni e controlli. A cominciare dalla distanza dai “luoghi sensibili”: scuole e strutture sanitarie. L’esigenza, in primis, è mettere un argine alle dipendenze patologiche, che colpiscono soprattutto i più fragili; poi fare ordine in quella ragnatela di nome e micronorme dettate da Regioni e Comuni sul punto. «Noi vogliamo tutelare i consumatori e allontanare la criminalità, che fa affari soprattutto con le slot illegali. Ma qui – annota ancora Maggi – servono regole chiare in partenza».

Se il governo ha approvato il primo decreto di riordino su giochi a distanza , per case da gioco e altri esercizi del genere resta in piedi un labirinto normativo a più livelli che per Agic è come un dito nell’occhio. La sfida è razionalizzare. I luoghi sensibili, secondo l’associazione, dovranno essere solo le scuole medie e superiori, e le strutture sanitarie che ospitano centri di recupero per le dipendenze. La distanza dei locali dotati di slot e video lottery, stando alla proposta di Agic, dovrà essere almeno di 200 metri, “considerando il percorso pedonale più breve”, si legge nel documento inviato alle istituzioni. Entra in gioco anche “la distanza giuridica”, che consentirebbe di avere slot e altri dispositivi più vicini ai luoghi sensibili. A una condizione. Anzi due. La prima: gli esercenti dovranno portare a casa una “certificazione”, con criteri da stabilire (per esempio avere personale con una formazione ad hoc “nell’assistenza dei giocatori problematici”, maggiore “qualità degli ambienti” oppure delle “dotazioni tecnologiche”). Seconda condizione: potranno stare sotto la distanza dei 200 metri i punti vendita, anche non certificati, che abbiano un operatore di sala per filtrare gli accessi. Per Agic l’obiettivo è uno: avere regole trasparenti e tempi certi.

Redazione Jamma
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