Michele Budelli, fondatore e CEO di PG Esports e Fandango Club, ha parlato nel corso della presentazione della ricerca su Gioco pubblico e altre forme di intrattenimento dell’Osservatorio sul gioco pubblico di SWG “Giocare da grandi”, sottolineando il ruolo positivo che il gaming può avere nella società e nell’educazione. Il suo intervento si è concentrato sulla necessità di valorizzare il lato sano e sociale del gioco, contrapposto agli stereotipi negativi spesso associati ai videogiochi.
Il gaming come strumento di socializzazione
Budelli ha espresso preoccupazione per il rischio di comportamenti patologici legati all’isolamento sociale, soprattutto tra i giovani che trascorrono molto tempo in cameretta davanti a console o computer. Tuttavia, ha voluto sottolineare come il gaming, se vissuto in modo sano, possa essere un importante strumento di socializzazione.
“Quello che noi facciamo come organizzatori di eventi è proprio esaltare il lato sano di socializzazione che il gaming può portare,” ha spiegato. Iniziative come tornei, eventi e fiere permettono ai giovani appassionati di uscire dall’isolamento, incontrarsi e condividere le proprie passioni in un contesto sociale e positivo.
La rivalutazione della cultura “nerd”
Budelli ha riflettuto sull’evoluzione della figura del “nerd,” un tempo associata a stereotipi negativi, oggi invece rivalutata culturalmente. “La mia generazione è cresciuta con film che raccontavano storie di nerd isolati,” ha ricordato. “Oggi, invece, quella figura è diventata quasi positiva, con esempi come Elon Musk o Bill Gates, che incarnano la cultura nerd in senso costruttivo.”
Portare i giovani appassionati di gaming “alla luce del sole,” creando momenti di condivisione e aggregazione, è secondo Budelli un modo per combattere i rischi di isolamento e promuovere un approccio sano al gioco.
Il gaming come passione transgenerazionale
Una delle osservazioni più interessanti emerse dalla ricerca, secondo Budelli, è il carattere transgenerazionale del gaming. “Oggi vediamo giovani padri che giocano ai videogiochi con i propri figli, creando momenti di condivisione e dialogo,” ha detto. Questa dinamica rappresenta un’opportunità per rafforzare i legami familiari e promuovere il gaming come un’attività culturale e sana.
Budelli ha condiviso la propria esperienza personale: “Io con mio padre non ho mai potuto giocare ai videogiochi, ma oggi posso farlo con i miei figli. È un’occasione per trasmettere passioni sane e culturalmente arricchenti, allontanandole dalle deviazioni patologiche che possono colpire qualsiasi settore.”
Il successo degli eventi di gaming
Budelli ha sottolineato il successo di iniziative come i grandi eventi di gaming, che hanno attirato migliaia di persone. “130 mila persone sono venute a provare e partecipare a eventi legati ai videogiochi,” ha affermato, sottolineando come queste occasioni siano un’occasione per celebrare la passione e la voglia di condividere un hobby.
Secondo Budelli, il gaming è un settore che non va demonizzato, ma regolamentato e valorizzato: “La parola corretta è passione. Una passione che deve essere vissuta in modo sano e che può rappresentare un’alternativa positiva ad altri comportamenti problematici.”
L’intervento di Michele Budelli si è concluso con un appello a considerare il gaming non solo come un intrattenimento, ma come un’opportunità culturale, sociale e familiare. Attraverso regolamentazioni adeguate e iniziative che favoriscano la socializzazione, il gaming può essere uno strumento per allontanare i giovani da comportamenti patologici e promuovere una passione condivisa. “Non demonizziamo questo settore,” ha concluso, “ma cogliamo le opportunità che può offrire per migliorare il dialogo intergenerazionale e costruire una società più inclusiva.”