“Una vergognosa menzogna – scrive Coral S.r.l. in un comunicato – portata fino alla Corte di Giustizia Europea che va prontamente verificata e smentita”
“La questione del “canone concessorio” flat-tax, è stata affrontata dalla Corte Costituzionale sulla base di un’ordinanza di rimessione mal posta dal T.A.R. Lazio, il quale, successivamente alla sentenza della Corte Costituzionale con provvedimento n. 4021 del 2019 resa nel giudizio n. 2839 del 2018, ha respinto il ricorso azionato da Coral S.r.l..
Vero è – si legge nella nota Coral S.r.l. – che la Corte Costituzionale, con la sentenza giù citata, ha dichiarato conforme l’aumento del canone da €. 5000 a 7500,00 (legge 28.12.2015 n.209 art.1 comma 934) motivando ed osservando che la verifica di costituzionalità della legge 27/12/2013 n.147 art,1 comma 636, istituente il “canone concessorio” flat-tax non era stata indicata all’interno dell’ordinanza di rimessione.
Nella sentenza n. 49 del 2021 (doc. n. .4), difatti, la Corte Costituzionale, tuttavia, ha chiarito che “pur ritenendo la questione di costituzionalità non fondata alla luce dei parametri evocati, (nd. l’aumento del canone) ha affermato che tale esito «non cancella i gravi profili disfunzionali della prassi legislativa del costante e reiterato rinvio delle gare, mediante interventi che – anziché favorire il passaggio verso la nuova regolazione di questo settore di mercato – si limitano a estendere, di volta in volta, l’ambito temporale della disciplina transitoria della proroga tecnica delle precedenti concessioni» – ed ha aggiunto che – «ciò è fonte di incertezza nelle attività e nelle prospettive degli operatori e rende auspicabile, anche a tutela della concorrenza, l’approdo a un quadro normativo in tutti i suoi aspetti definito e stabile».
Sostanzialmente, dunque, il problema non è stato affrontato, né risolto poiché il tema principale, ovvero l’istituzione del canone oneroso, non è MAI stato oggetto di verifica di legittimità costituzionale. ( PERCHE’?)
Nel giudizio di legittimità Costituzionale però, la documentazione citata e versata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, attestava che il “canone concessorio” flat-tax incideva sul compenso del concessionario “nella misura del [38,34%] sulla concessione di coda e nella misura di [1,55%] sulla concessione di testa”, confermato anche dall’Ufficio del Bilancio con specifica informativa agli atti.
Tali dati, cifre e documenti hanno evidenziato la creazione di una tassa che agisce in maniera inversamente proporzionale ai ricavi ledendo, palesemente, le concessioni bingo con bassa raccolta.
Il provvedimento esitato dalla Corte Costituzionale, lungi dall’entrare nel merito della legittimità dell’introduzione del canone concessorio, ha dunque spinto il T.A.R. Lazio a rigettare il gravame iscritto al n.r.g. 2839 del 2018 e tale provvedimento è stato ovviamente impugnato dalla Coral S.r.l. dinnanzi al Consiglio di Stato”.