“La Determinazione di ADM presenta, a mio modesto, ma convinto avviso, molteplici criticità.”
L’avv. Riccardo Ripamonti (Studio Legale Ripamonti), autore del libro “IL MANUALE DEL PVR” (disponibile su Amazon al seguente link: https://www.amazon.it/MANUALE-DEL-PVR-Comprendere-violazioni/dp/B0CKWC9Q3B) ha così commentato la determina direttoriale con la quale è stato istituito l’ Albo Punti Vendita Ricariche.
“In primo luogo – sottolinea – la figura del PVR potrebbe uscirne snaturata in quanto quasi del tutto “svuotata” delle proprie precedenti funzioni.
Stando alla disciplina ante riforma (ricavabile dall’art. 5, co. 2, lett. g dello “Schema atto di convenzione per il rapporto di concessione relativo all’esercizio dei giochi pubblici ai sensi dell’art. 24, comma 13, lett. a della Legge 7 luglio 2009, n. 88”), il PVR poteva svolgere attività di “promozione e diffusione dei giochi oggetto di convenzione, dei relativi contratti di conto di gioco e di rivendita della carta di ricarica”. Con la recente Riforma invece, concretizzata dal provvedimento di ADM pubblicato il 25 ottobre, l’attività del PVR pare più confinata alle sole “operazioni di ricarica dei conti di gioco” (cfr. art. 2 Determinazione ADM), risultando quindi apparentemente preclusa, d’ora in poi, qualsivoglia forma di “promozione” e “diffusione” dei giochi oggetto di convenzione da parte dei PVR, prima ammessa. Il tutto, a quanto risulta, senza un’espressa giustificazione normativa, posto che la Legge di Delega n. 111/2023 (con cui il Parlamento ha dettato i criteri e gli obiettivi della riforma) non pareva affatto mirare ad una riduzione delle funzioni dei PVR, quanto, piuttosto, ad un più consistente monitoraggio degli stessi: circostanza, questa, che lascia trapelare possibili dubbi di costituzionalità della Riforma, per violazione dell’art. 76 Cost..”
“Ma non è tutto – prosegue -. La Riforma, così come concretizzata con il provvedimento in parola, sembra suscettibile di discriminare la categoria dei PVR svolgenti anche attività di internet point, essendo – quest’ultimi – nuovamente assoggettati al generico “divieto di installazione e di messa a disposizione di apparecchiature che, attraverso la connessione telematica, consentano ai clienti di usufruire dell’offerta di gioco del concessionario ovvero di apparecchiature messe a disposizione da soggetti privi di qualsiasi titolo concessorio o autorizzatorio rilasciato dalle competenti autorità” (cfr. art. 6, comma 4, lett. g del Decreto Direttoriale ADM).
Nel provvedimento, in buona sostanza, si è ritenuto opportuno trasporre il testo dell’art. 7 co. 3-quater, d.l. 158/2012 (Decreto Balduzzi), nonostante lo stesso sia stato recentemente sottoposto, dalla Suprema Corte di Cassazione, al vaglio della Corte Costituzionale, poiché sospettato di incostituzionalità. Ciò a causa della sua eccessiva ampiezza e genericità, tale da inibire totalmente l’attività degli internet point, con grave lesione della libertà di impresa degli stessi, oltre che di altri numerosi – e primari – diritti costituzionali in gioco. Forse sarebbe stato più ragionevole, a fronte di tali censure di incostituzionalità, cogliere l’occasione per “delimitare” la portata del divieto, rendendola più logica e più conforme a Costituzione. Così, purtroppo, non è stato: il provvedimento ha ricalcato pedissequamente la disposizione contenuta nel Decreto Balduzzi (malgrado la sua sospetta incostituzionalità), lasciando quindi i PVR nel persistente dubbio circa la possibilità, o meno, di svolgere, contestualmente, una regolare attività di internet point. Occorrerà, quindi, attendere la pronuncia della Corte Costituzionale per comprendere l’effettiva portata non solo del Decreto Balduzzi, ma anche di questa nuova riforma.”, conclude l’avvocato Ripamonti.
