Il volume complessivo delle giocate aumentano di anno in anno: 136 miliardi di euro nel 2022, 148 miliardi di euro nel 2023. Nei primi sette mesi del 2024, 90 miliardi di euro.Si stima che, a fine anno, si supereranno i 150 miliardi. Una domanda crescente in apparenza non arrestabile di gioco d’azzardo che si autoalimenta senza più bisogno di pubblicità. Cosa sfugge di questa economia del gioco d’azzardo? Maria Antonietta Farina Coscioni lo ha chiesto in una intervista su Radio Radicale a Massimo Barra (presidente emerito della Croce Rossa Italiana, fondatore di Villa Maraini).
“Certo, se c’è gente che spende decine di miliardi, c’è altrettanta gente che ci guadagna. Quindi alla base c’è il dio Denaro, e poi ci sono i cervelli della gente. I cervelli della gente sono un’azione in progress, in un continuum. Il gioco fa parte della vita, quindi il gioco è un’attività fisiologica, benedetta, un’attività cui ognuno tende a ritrovare il bambino che è in sé e questo è fisiologico.
Però il mondo non è fatto di bianchi e neri, ma di grigi e in funzione delle esperienze individuali si può passare da un gioco fisiologico a un gioco patologico.
Questo gioco patologico ricorda molto le tossicomanie perché obiettivamente i meccanismi neurotrasmettitori, le azioni sul cervello si assomigliano, si assomigliano e hanno a che fare con il meccanismo del piacere.
Noi curiamo tutto, curiamo anche la gente patologica per il gioco. Qui dovremmo risalire nelle storie individuali.C’era per esempio un ragazzo che andava sempre a giocare col padre o il padre morto e lui si è speso più di 150 mila euro per rifare quello che faceva col padre perché per lui era il momento che ricordava in quel modo il padre. Poi ci sono quelli che si astengono da una vita attiva giocando alla playstation, cioè si isolano. Poi ci sono quelli che sono affetti da noia, non riescono a interagire e si chiudono nel meccanismo del gioco e poi ci sono quelli che sono soli, per esempio le vecchie signore.
Ora dov’è che il gioco da fisiologico diventa patologico? Questo dipende dai vari cervelli.
Noi che curiamo i tossicomani, gli eroinomani da 50 anni, periodicamente sentiamo fare il funerale dell’eroina.
Questo non è vero, il funerale dell’eroina è stato celebrato troppo presto, ma siccome è ricorrente vuol dire che l’opinione pubblica comunque non tollerà che ci siano delle persone che usano soprattutto l’eroina.
È già diverso con la cocaina che è più socializzante, ma è proprio l’uso dell’eroina, del rapporto individuale del soggetto con la sostanza che è un rapporto così totalizzante che non ammette rapporti esterni, quindi è una scelta di isolamento e questo l’opinione pubblica non lo tollerà e noi periodicamente noi ci sentiamo accusare di curare una malattia che è vecchia e di non essere alla moda.
Questa è una attitudine insidiosa che va combattuta se noi vogliamo rispettare tutti i tossicomani.”, conclude Barra.