“Spiegare il motivo del ritardo nel recepimento della direttiva europea del 2022 sull’Iva ridotta per gli equini e i servizi ad essi connessi sta diventando sempre più complicato per gli allevatori italiani e i nostri associati. Mentre l’Italia rimane ferma al 22% di aliquota, i nostri concorrenti francesi godono già dall’inizio del 2023 di una percentuale ridotta al 5,5. Questo scollamento normativo ha creato un enorme vantaggio competitivo per la Francia, evidenziando purtroppo un morbido approccio del Masaf su questo tema. Questa misura è fondamentale per la sopravvivenza del nostro settore. Oggi, come non mai, rinnoviamo con forza la richiesta al Governo di intervenire concretamente per adeguare al più presto il nostro regime fiscale. L’allevamento italiano sta vivendo una crisi drammatica, senza precedenti e in quanto anello fondamentale di tutto il settore invita il Ministero, prima di impegnarsi in altre questioni meno rilevanti, a prendere un’iniziativa urgente e prioritaria per sensibilizzare il Governo tutto a muoversi in maniera definitiva. Gli allevatori, che combattono ogni giorno a testa bassa e con infinita passione questa crisi, hanno il diritto di sapere se l’Italia ha deciso di tutelarli e non penalizzarli. Se non riparte l’allevamento non riparte l’ippica”.
Lo affermano, in una nota, il presidente dell’Associazione nazionale Allevatori Cavalli trotto, Roberto Toniatti e la presidente dell’Associazione nazionale allevatori cavalli purosangue, Isabella Bezzera.