“L’AI Act è la prima regolamentazione al mondo sull’uso dei sistemi di intelligenza artificiale. La materia è molto complessa, anche per la velocità di sviluppo. Non a caso, l’entrata in vigore definitiva di questa regolamentazione c’è stata solo nell’agosto di quest’anno, dopo 3 anni di iter legislativo. Tale regolamentazione si basa sull’approccio dei rischi. I sistemi di intelligenza artificiale inerenti i giocatori rientreranno nella categoria ad alto rischio. Ci sarà una valutazione di conformità che le aziende che sviluppano AI devono seguire. Sono requisiti abbastanza stringenti e questo è il motivo per cui dovrà sicuramente esserci un certo sviluppo tecnologico. Gli operatori avranno una sorta di presunzione di conformità agli obblighi previsti per questi sistemi ad alto rischio. Automaticamente, se si seguono gli standard il sistema sarà considerato sicuro”. Lo ha detto Emanuela Girardi, Chairman of The AI, Data and Robotics Association (ADRA), Founder of POP AI, intervenendo al webinar “AI Act e gioco responsabile: regolamentazione e innovazione per la tutela dei giocatori”, organizzato da Fondazione Fair.
E’ quindi intervenuta Marina Lanfranconi, Principal Intellectual Property & Media Law, KPMG: “L’AI Act richiama alcuni principi, tra cui quello della trasparenza, che va dagli articoli 13 al 50 e riguarda sia l’obbligo generale che i sistemi ad alto rischio. Per gli operatori del gioco sarà necessario etichettare gli output andandone a rivelare l’origine artificiale. Un altro aspetto rilevante è poi il divieto di utilizzare sistemi di AI che indirizzino le scelte dell’utente. In generale, nel disegno di legge italiano di riordino del gioco online ci sono vari articoli che riguardano l’intelligenza artificiale”.
Ha poi preso la parola Stefania Siani, CEO and Chief Creative Officer at Serviceplan Italy: “Nel disegno di legge italiano di riordino del gioco online si vanno a rendere necessari degli investimenti in campagne informative. Questo è molto positivo, si tratta di una grande occasione per raccontare il settore in maniera diversa. Come gli algoritmi possono indurre dipendenza, possono anche essere impiegati per la promozione del gioco responsabile. Se si riscontrano anomalie che mi fanno presupporre che tu possa degenerare verso comportamenti problematici, io operatore posso raccontarti a quali strumenti puoi attingere. Può diventare uno strumento importantissimo per condurre il gioco nel perimetro del divertimento e nel prevenire le problematiche. E’ un utilizzo rivoluzionario che dobbiamo sempre più impiegare”.
Emanuela Girardi si è quindi soffermata sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel gioco responsabile: “L’AI è un insieme di tecnologie che si definiscono a uso generale. Si possono fare tante cose, secondo me le più importanti sono tre: in primo luogo il fatto che grazie a questi sistemi di AI si può intervenire preventivamente e identificare in modo precoce un comportamento di gioco problematico. Si può monitorare il comportamento dei giocatori e individuare dei modelli di riferimento che portano a mettere in atto azioni che interrompano le azioni critiche con, ad esempio, notifiche personalizzate; ci sono poi gli interventi personalizzati, l’algoritmo dell’AI ci può offrire soluzioni su misura per ogni singolo giocatore. Ad esempio, si possono suggerire limiti di spesa o di gioco personalizzati e opzioni di autoesclusione calibrate. Inoltre, è possibile fornire contenuti educativi per promuovere un comportamento di gioco responsabile; infine c’è la combinazione tra i due precedenti approcci, che fornisce un sistema di prevenzione molto potente. In questo modo si realizza quella che è la visione europea dell’intelligenza artificiale antropocentrica, utile per miglioare le abilità dell’essere umano”.
Marina Lanfranconi su riordino e pubblicità: “In Italia vige il divieto di pubblicità del gioco, peraltro è il solo ordinamento europeo ad avere questo divieto e non sembra poi che il gioco patologico sia diminuito. Con il decreto di riordino c’è un’apertura per i concessionari, viene dato l’ok all’utilizzo della pubblicità sul gioco purchè sia funzionale alla diffusione di un gioco sicuro e responsabile. Viene permessa anche l’indicazione del logo e del marchio del concessionario, che però si assume la responsabilità di garantire una comunicazione sociale. In questo modo c’è la possibilità di raccontare e ridefinire un pochino quello che è lo storytelling del settore, anche perché il decreto di riordino dà una definizione di cosa si intende per gioco responsabile, ovvero un insieme di misure volte a ridurre la diffusione dei comportamenti di gioco eccessivo”.
Stefania Siani ha concluso: “La Fondazione Fair procede in maniera scientifica. Una persona su due intervistata dichiara che vorrebbe aver più informazioni sugli strumenti per mitigare i rischi del gioco. Ci sono due indicazioni che voglio evidenziare, il 51% delle persone dice che bisogna tornare alla realtà e sappiate che nella realtà i primi ad accorgersi e i primi su cui hanno impatto le conseguenze negative del gioco sono i familiari dei giocatori patologici. Bisogna quindi dare spazio alla voce e alle testimonianze dei familiari, aspetto che potrebbe essere molto arricchente. In secondo luogo gli intervistati si aspettano una comunicazione che non punti il dito, che non sia giudicante o minacciosa. Uno spazio in cui apprendere in maniera positiva cosa fare per cambiare in meglio. Sicuramente l’ultimo miglio è il giocatore, ma anche il concessionario, il legislatore e l’opinione pubblica hanno un ruolo. Sono contenta che le persone chiedano la completezza e di conoscere gli strumenti a disposizione”.