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Gioco pubblico, Perla: “Ancora una volta si chiede di investire allo stesso modo in cui il Gatto e la Volpe convinsero Pinocchio”

“Qualche giorno fa, commentavo con un carissimo amico le passate elezioni regionali che si sono tenute in Liguria, e dove, come al solito, i commenti della nostra (sic) classe politica si è sentita tutta vincitrice, chi per un modo chi per un altro, chi ha preso più voti rispetto a…., chi in assoluto, chi ne ha pochi ma li ha raddoppiati rispetto a, chi nonostante tutto ne ha il doppio dell’avversario e così via ma, avessi sentito un “politicante” porsi una domanda seria oltre i loro interessi di bottega, avessi sentito uno dire ma attenzione cosa sta succedendo? (Per onestà devo dire che con qualche barlume  qualcuno lo ha tenuamente pensato nelle votazioni di Umbria ed Emilia forse perché le precedenti percentuali di votanti nelle stesse regioni erano bulgare?) Addirittura in queste tornate hanno votato meno della metà degli elettori (45/47%) ma ci sarà, considerando che il voto è alla base della democrazia, un problema per la rappresentanza che la politica dovrebbe avere oppure la stessa ha perso valore ed sempre più travolta da un declino inarrestabile?”.

Così commenta Patrizio Perla, operatore del gioco e già vicepresidente dell’associazione Sapar.

“Nell’antichità – prosegue Perla – è Aristotele che per primo definisce la “politica“ utilizzando l’etimologia del termine, ovvero l’amministrazione della “polis“ dove ciascuno deve svolgere le proprie funzioni in vista del bene comune, poi in tempi moderni è stata la nostra Costituzione che all’art 54 precisa molto bene che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore“.

Sempre più spesso mi capita di sentire una diffusa tesi:  “non vado a votare tanto sono tutti uguali”, una rassegnazione che viene sicuramente strumentalizzata dai vincitori di turno, che infatti dimenticano sempre di dire che le vittorie non sono relative sui numeri assoluti ma pari, quando va bene, ad una percentuale che spesso rappresenta un quarto dei cittadini aventi diritto.

Chi come me è nato a metà dello scorso secolo, dove la politica era fatta, al di là delle idee che si potevano sostenere o avversare, da persone preparate magari dalle scuole dei partiti, da intellettuali spesso presenti al loro interno, ma soprattutto da persone sulla cui onestà e rettitudine morale non si poteva avere alcun dubbio, in quegli anni dire “tanto sono tutti uguali” avrebbe scatenato un confronto dialettico acceso, e nulla poteva essere peggiore che essere tacciato di qualunquismo.

Poi verso la fine del secolo si è iniziato ad avere un declino dove gli interessi soprattutto economici ed il malaffare dei partiti e dei suoi rappresentanti ha portato a quella poi definita fine della prima Repubblica.

La faccio breve visto che è storia recente abbiamo visto la nascita dei partiti “personali” dove è il leader a creare il partito, e non viceversa, dove è sempre il leader che ne incarna l’identità, la storia, l’immagine, il linguaggio e chiaramente il programma.

A quanto detto aggiungiamo tutte le diverse modifiche del sistema elettorale dal Mattarellum si passa al  Porcellum per arrivare poi ai nostri giorni al Rosatellum una sorte di maggioritario dove sono i segretari di partito a scegliere i rappresentanti eletti dal popolo, tradotto un Perculorum….

Fatto questo excursus a grosse linee sulla situazione politica attuale proviamo a vedere nel corso di così tanti anni questo declino che riflessi ha avuto rispetto al mondo del gioco.

Vorrei stendere un velo pietoso rispetto al gioco fisico (analisi già precedentemente fatta e che aspetta una riforma dall’ormai lontano 2010) e fare una rapida sinossi, dove dopo venti anni ci ritroviamo con un prodotto vecchio ormai privo di appeal, a causa di un payout diminuito nel corso di questi anni di ben il 10%, ma al contrario con una tassazione per la filiera che è stata quasi raddoppiata, mettendo seriamente in difficoltà le aziende che avevano programmato i loro investimenti sui numeri previsti dalla norma approvata.

Ma vorrei fare una ulteriore riflessione sulla riforma del gioco online oltre quella trovata qualche giorno fa su un sito economico (fiscoequo) dove l’estensore fa una ineccepibile analisi del decreto legislativo del 25 marzo 2024, n. 41 relativo al gioco online, qualche ulteriore considerazione più tecnica che giornalistica.

Da diversi anni a questa parte in questo deserto politico della inadeguatezza è palpabile come alcune proposte di legge presentate dai vari governi che si sono succeduti, sono state scritte chiaramente a monte da portatori di interessi ben precisi leggi che a volte non sono state  neanche lette e spesso se lette neanche capite, con l’aggravante negli ultimi anni di chi all’ignoranza (dal latino ignosco) aggiungeva anche il pregiudizio.

Parliamo di un settore che raccoglie il 56% degli introiti erariali avendo sorpassato la raccolta del gioco fisico.

Partiamo dall’inizio, il costo delle nuove concessioni è stato fissato in 7 (sette) milioni di euro, trenta volte circa il costo della precedente, cifra che sicuramente taglierà fuori tante pmi che non hanno alle spalle fondi economici o tale disponibilità, lasciando campo libero ai “soliti noti” che una volta ridotta la concorrenza potranno magari pensando male (si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina) di ottenere una modifica ad hoc a proprio vantaggio.

Sicuramente il governo ha previsto come costo un valore così alto, oltre che per la consolidata abitudine di far cassa sul settore del gioco, anche calcolando i volumi con le vecchie regole, volumi che potrebbero, anzi sicuramente saranno diversi ed al ribasso, con le nuove limitazioni che ad esempio riguardano l’utilizzo del contante sia in fase di deposito con il limite settimanale di 100 euro, sia in fase di prelievo che viene addirittura annullato.

Limitazione che non sussiste ad esempio su altra tipologia di giochi dai grattini fino alle sale scommesse, passando per le sale vlt che al pari dei pvr hanno gli utenti registrati con documento di identità e tessera sanitaria.

Quello che però stride di più di questa norma è che è presentata dallo stesso governo che ha aumentato il limite per i pagamenti in contanti dai 2000 euro fino a 5000 (cinquemila) euro, a me sembra che si è passati, utilizzando un vecchio slogan del ’68, dalla “fantasia al potere” all’ipocrisia al potere!

 L’art.13 comma 5 del D.L. 25 marzo 2024 n.41 così come scritto sarà materia di controversie legali nell’immediato e forse anche di successive valutazioni di costituzionalità.

Andiamo avanti, ”divieto di affissione all’interno e all’esterno dei locali di insegne, locandine vetrofanie o altro materiale pubblicitario relativo al gioco” probabilmente, al di là dei veggenti che risolvono in proprio, il relatore dovrebbe chiarire se è possibile installare una sfera di cristallo in modo che gli avventori dell’esercizio possano sapere cosa si può acquistare in quella attività.

Mentre si allontanano sempre di più le posizioni tra il Mef e le Regioni per il riordino del gioco fisico, con le problematiche sopra esposte ci sarà sempre più una riduzione del gioco in generale delle posizioni occupate dai gestori delle PMI, che oggi sono sul territorio un presidio di legalità, a vantaggio sia dei grandi gruppi ma purtroppo e soprattutto del gioco illegale.

Concludendo anche l’attuale compagine governativa, al pari di tutte le altre che l’hanno preceduta, con il silenzio assordante delle Associazioni, continuando a far cassa con il settore dei giochi ed ancora una volta si chiede alle PMI di investire allo stesso modo in cui il Gatto e la Volpe convinsero Pinocchio a mettere sotto terra le quattro monete in attesa della crescita dell’alberello degli zecchini d’oro.

Mi auguro che questa volta il settore sappia distinguere la favola dalla realtà”.

Redazione Jamma
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