Bergamo aderisce al manifesto no slot
Novara. Sequestrati due internet point irregolari
Novara. Il Tribunale riapre i due ctd: la partecipazione al bando Adm legittima dissequestro
(Jamma) “Le campagne “anti slot” e gli indiscriminati attacchi subiti a ritmo quotidiano da parte di alcuni organi di informazione oltre a mettere seriamente in predicato la stabilità del sistema del gioco lecito e la sua capacità di produrre reddito, posti di lavoro, gettito erariale e soprattutto di sottrarre sempre più spazio al gioco illegale, creano grave nocumento all’immagine dei gestori degli apparecchi”. Sono le parole che Raffaele Curcio, presidente dell’Associazione Sapar, rivolge in una lettera aperta ai direttori e giornalisti della stampa generalista che negli ultimi tempi non hanno risparmiato attacchi al comparto degli appareccchi da intratenimento.
“Egregi Direttori e Giornalisti, vi scrivo questa “lettera aperta” in qualità di Presidente della Associazione Nazionale Sapar – che dal 1962 tutela l’attività di circa 1500 gestori e produttori di apparecchi da intrattenimento e per il gioco lecito – per richiamare la Vostra attenzione sulle gravi conseguenze che il settore sta subendo a causa degli indiscriminati attacchi subiti a ritmo quotidiano da parte di alcuni organi di informazione.
Infatti, le campagne “anti slot”, oltre a mettere seriamente in predicato la stabilità del sistema del gioco lecito e la sua capacità di produrre reddito, posti di lavoro, gettito erariale e soprattutto di sottrarre sempre più spazio al gioco illegale, creano grave nocumento all’immagine dei gestori degli apparecchi che, nel momento in cui si recano negli esercizi pubblici e commerciali, per svolgere le usuali attività di installazione e manutenzione, sono persino oggetto di aggressioni verbali e talora anche fisiche da parte della gente comune, che li ritiene i primi se non unici responsabili dei problemi sociali rappresentati con tanto accanimento dai media.
Più in concreto, vengono additati come dei delinquenti. E questo è un fatto assolutamente inaccettabile, anche perché è generato dalla riluttanza dei media a dare rilievo alle caratteristiche peculiari del settore, che è sottoposto a regole rigidissime e ad un regime concessorio attraverso il quale tutti gli apparecchi installati sono collegati ad una rete telematica dello Stato, monitorata h24 in ogni dettaglio, e che le figure professionali che ne fanno parte sono iscritte in un elenco pubblico gestito dall’Aams, a cui si accede previo il possesso di tutta una serie di requisiti di carattere morale, organizzativo e finanziario, che sono garanzia assoluta di trasparenza e di affidabilità.
Pertanto, è del tutto scorretto continuare ad affermare che il settore sia prevalentemente in mano alla criminalità organizzata.
Naturalmente, nessuno nega che le mafie e le organizzazioni criminali in genere abbiano forti interessi in questo settore, ma ciò si verifica anche in tante altre attività economiche, “alla luce del sole”.
Per quanto concerne l’illegalità in senso più esteso, che è un altro dei cavalli di battaglia cavalcati dai sostenitori del fronte “anti-slot”, si rileva altresì un forte disallineamento fra le cifre esposte da giornali e televisioni e i dati relativi ai controlli, massicci e capillari, effettuati sul territorio ad opera della Guardia di Finanza, dell’Aams e delle Forze dell’Ordine in genere, in base ai quali emerge che gli apparecchi illeciti sottoposti a provvedimenti di sequestro sono in quantità assolutamente minimale rispetto al numero delle macchine installate che, lo ricordiamo, sono quasi 400.000.
In particolare, i dati forniti ufficialmente dall’Aams nel corso dell’Enada Primavera svoltasi nel marzo scorso testimoniano che, nell’anno 2012, per quanto riguarda gli apparecchi da intrattenimento, i controlli effettuati negli esercizi sono stati notevolmente superiori agli anni precedenti (22.878, contro i 15.386 del 2011 e i 12.036 del 2010) mentre le violazioni penali riscontrate sono state 145 nel 2012, 409 nel 2011 e 306 nel 2010.
In definitiva, riprendendo il testo integrale della nota Aams, “si osserva che il settore conferma l’andamento generale relativo alla riduzione delle contestazioni connesse all’esercizio di gioco illegale, anzi, nel caso degli apparecchi da gioco, si registra una riduzione percentuale di tali contestazioni molto più marcata, rispetto alla media degli altri giochi pubblici”.
Ebbene, viene da pensare che se a fronte di dati incontrovertibili come quelli appena esposti gli organi di informazione insistono a porre l’indice sulla connessione fra macchine da gioco e criminalità organizzata, il motivo è che i classici luoghi comuni sulla pericolosità degli apparecchi medesimi e sulla loro subdola capacità di attirare tante persone in una spirale irreversibile sono ormai sin troppo abusati e poco sostenibili senza il supporto di riscontri oggettivi.
E qui arriviamo al cuore del problema. Ci sono delle cosiddette “fonti”, anche di matrice autorevole, che, per aumentare lo stato di tensione nell’opinione pubblica, continuano a denunciare dati del tutto opinabili anche sul fronte delle ludopatie e dei costi sociali connessi.
Visto e considerato che, ancor oggi, le attività di cura e recupero dei cosiddetti giocatori patologici sono affidate allo spontaneismo dei Sert e perlopiù ad organizzazioni private, che hanno in carico mediamente poche decine di pazienti ciascuno, non si riesce a capire come si faccia ad arrivare a stimare l’esistenza di 7/800mila persone a rischio, delle quali 400mila affette da una vera e propria patologia da gioco, e ad una spesa per la collettività pari a 6 miliardi di euro!
A riprova di quanto sto affermando, Vi faccio osservare quanto segue: il 20 maggio, il Capo del Dipartimento Politiche Antidroga, prof. Giovanni Serpelloni, nel corso di un convegno del Codacons ha dichiarato che il costo medio anno per la cura di un paziente ludopatico oscilla fra i 4000 e i 6000 euro. Ebbene, se la cifra di 6 miliardi testè denunciata fosse vera, i Sert italiani dovrebbero avere in carico all’incirca un milione di persone!
D’altra parte, lo stesso Serpelloni ha segnalato, nel rapporto 2012, un’infinità di carenze sotto il profilo delle rilevazioni statistiche e delle strategie di intervento.
Ciò non toglie che il problema esiste e che siamo noi operatori per primi ad esserne consapevoli. Proprio per questo, come Associazione Nazionale Sapar, attraverso la nostra struttura territoriale, ci siamo sempre prodigati nel diffondere la cultura del gioco e nell’invocare il rispetto delle norme e delle regole del vivere civile, oltre a dare un contributo fattivo per combattere l’illegalità in tutte le sue forme.
Ma è sin troppo evidente che soltanto nel momento in cui sarà data piena attuazione al Decreto Balduzzi – che ha inserito il gioco patologico nei LEA e quindi lo ha classificato come una vera e propria malattia , affidandone la prevenzione e la cura alle strutture sanitarie pubbliche – che il fenomeno potrà essere governato in maniera confacente.
Parallelamente, si è posto il problema del gioco minorile. Anch’esso è stato esasperato nei termini e nei numeri da parte dei media – basti pensare che negli oltre 2600 esercizi pubblici controllati subito dopo l’emanazione del Decreto Balduzzi, sono stati contestati non più di 58 casi (pari allo 0,2%) – ma richiede comunque attenzione da parte dell’industria e delle istituzioni.
A tal fine, abbiamo recentemente lanciato la campagna “Affinché il gioco rimanga un gioco” basata sulla stretta sinergia fra gestori di apparecchi ed esercenti, che aderiscono ad un codice etico che impone il rispetto di determinati parametri di qualità del servizio reso alla clientela, e con il coinvolgimento dei Comuni.
Ci conforta altresì evidenziare che il decreto tecnico che riforma l’impostazione e i parametri di funzionamento degli apparecchi comma 6A (NewSlot) – notificato alla Comunità Europea il 4 luglio 2012, e quindi ancor prima dell’avviamento dei lavori per il Decreto Balduzzi – oltre a rafforzarne la sicurezza in senso lato, farà si che essi diventino l’unico gioco a disporre di un controllo preventivo dell’età del giocatore, attraverso un lettore di tessera sanitaria, o di carta di identità magnetica o di codice fiscale. Si tratta sostanzialmente di uno strumento in più che si aggiunge al presidio fisico dell’apparecchio da parte dell’esercente e del gestore.
Vorrei altresì far notare le enormi differenze che esistono fra gli apparecchi AWP (comma 6A) e i terminali VLT (comma 6B). In questi ultimi il costo della giocata può andare da 0,50 a 10 euro, la vincita massima conseguibile è di 500.000 euro e la partita può durare anche un solo secondo. Questi terminali sono presenti esclusivamente nelle sale dedicate. Nelle AWP il costo massimo della giocata è di 1 euro, la vincita massima di 100 e la durata minima della partita è di 4”.
Come si potrà notare, quindi, le tutele in atto nel settore delle NewSlot sono numerose ed efficaci. Eppure, c‘è ormai una volontà generalizzata di screditarlo, così da forzare le soluzioni più drastiche – ovvero la sua distruzione – sottovalutando il fatto che, nel momento in cui dovesse prevalere la logica del proibizionismo tout court, il settore finirebbe col tornare completamente nella clandestinità ed in mano alla malavita. Non solo, in tal modo si rischia di mettere in predicato la sopravvivenza dei concessionari di Stato, delle oltre 4000 di imprese di gestione che installano gli apparecchi, le quali danno occupazione a oltre 100.000 addetti e alle loro famiglie, degli oltre 100.000 esercizi che li mettono a disposizione della clientela e dell’infinità di aziende che costituiscono l’indotto.
In definitiva, sono d’accordo con tutti quelli che affermano che il settore abbia bisogno di maggior controllo a livello territoriale, ed anzi siamo noi i primi ad avere l’interesse affinché certi soggetti e certe offerte di gioco vengano cancellate in via definitiva.
L’associazione Nazionale Sapar, infatti, sin dalle proprie origini è impegnata a combattere l’illegalità in tutte le sue forme e a favorirne il corretto uso degli apparecchi da parte dell’utenza. A tal proposito, posso limitami ad enunciare le numerose iniziative poste in essere negli anni ’90 (a segioto dell’emanazione della legge 425/95) per contrastare i videopoker (che avevano raggiunto le 800.000 unità – fonte Eurispes) – anche attraverso l’adozione di un codice di autoregolamentazione – e per addivenire ad una norma chiara, al passo coi tempi e in linea con quelle delle principali giurisdizioni europee, che permettesse agli apparecchi da gioco di concedere modeste vincite in denaro, senza però alterarne la preminente natura di intrattenimento.
Raggiunto questo traguardo con la legge 289/2003, la Sapar ha attivato tutte le sinergie necessarie per far si che le AWP avessero il minor impatto possibile sul tessuto sociale e si contrapponessero validamente alle macchine illegali.
Perseguendo questa finalità, riteniamo indispensabile il coinvolgimento diretto degli enti locali – come abbiamo ribadito in tutte le sedi istituzionali e come è stato sancito dal protocollo di intesa che la Sapar ha stipulato con l’Anci – destinando ad essi parte del gettito erariale dei giochi, che dovrebbe essere utilizzato per il controllo del territorio e per finanziare le strutture sanitarie dedite all’attività di cura e di prevenzione. Anzi, proprio su quest’ultima si deve puntare, per consentire alla gente di avere un approccio sano, corretto e misurato a tutte le attività di gioco.
RingraziandoVi per l’attenzione che ci vorrete dedicare, rimango a Vostra piena disposizione per qualsiasi chiarimento e Vi porgo cordiali saluti”.