“Le banche, dietro il pretesto di un “codice etico”, stanno penalizzando pesantemente gli operatori del settore del gioco. Questo codice, che si presenta come un principio morale, si dimostra una falsa giustificazione per negare l’apertura di conti correnti o imporre condizioni ingiustificate. È inaccettabile che un istituto bancario possa richiedere investimenti multimilionari in obbligazioni come condizione per aprire un conto corrente, come testimoniano esperienze dirette”, così Gianmaria Chiodo (in foto), presidente CNI, intervenendo oggi al convegno “Giochi legali: la tutela del gestore” organizzato da AGSI a Napoli.
“Le istituzioni devono intervenire: se lo Stato impone obblighi come l’uso di conti bancari per la tracciabilità dei proventi e il rispetto delle normative antiriciclaggio, allora deve anche garantire che gli istituti di credito offrano i servizi necessari. Questa “vergogna del codice etico” deve finire. Un’altra questione rilevante – ha proseguito Chiodo – riguarda il trattamento della ludopatia nel gioco. Secondo esperti psicologi, la dipendenza dal gioco non nasce dall’accesso al gioco stesso, ma da perdite significative che spingono i giocatori a cercare un riscatto. Provvedimenti come l’abbassamento dei payout delle slot, pur con buone intenzioni, hanno avuto effetti contrari, accelerando le problematiche legate alla dipendenza invece di ridurle.
Il settore del gioco è sempre stato un fornitore di intrattenimento, non di problematiche sanitarie. Tuttavia, è stato spesso dipinto in modo negativo, nonostante il suo contributo significativo al PIL nazionale e i 13,8 miliardi di euro annui versati allo Stato. È essenziale affrontare il problema con soluzioni che tengano conto di queste realtà.
Il settore del gioco rappresenta uno dei principali contribuenti dello Stato italiano, posizionandosi tra i primi per entrate fiscali. È un sistema strutturato, capace di rispettare le normative sulla lotta al gioco illegale e sull’intermediazione finanziaria. Gli imprenditori del gioco, spesso piccoli gestori che aprono le loro attività ogni giorno, sono i primi presidi di legalità e combattono costantemente contro mille burocrazie.
Il settore ha chiesto ripetutamente di essere coinvolto attivamente nelle decisioni che lo riguardano, offrendo il proprio know-how per migliorare la direzione delle politiche pubbliche. È necessaria una maggiore semplificazione burocratica e un dialogo costruttivo con le istituzioni.
Disparità normative e lotta al gioco illegale
Un altro tema cruciale è l’incoerenza delle normative sulle distanze da luoghi sensibili, che penalizzano le attività di gioco legale senza ottenere risultati concreti. Un esempio evidente è rappresentato dai tabacchini, presenti persino negli ospedali e autorizzati a vendere gratta e vinci, dimostrando l’inutilità di certe regolamentazioni.
Gli operatori del gioco legale, al contrario, hanno tutto l’interesse a combattere il gioco illegale e a tutelare i minori, sia per ragioni etiche sia per la propria sostenibilità economica. Ogni infrazione danneggia la reputazione del settore e compromette la sua operatività.
Gli imprenditori del gioco non chiedono favoritismi, ma una collaborazione onesta e concreta con le istituzioni. Va riconosciuto il loro ruolo come partner essenziali dello Stato nella lotta all’illegalità, nella tutela dei consumatori e nel contributo economico al Paese. È tempo di superare pregiudizi e di lavorare insieme per garantire un futuro stabile e giusto per il settore del gioco”, ha concluso Chiodo.