All’indomani dell’assemblea nazionale a Roma, la Federazione Italiana Tabaccai è tornata a parlare con l’on. Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Finanze alla Camera, del ruolo delle tabaccherie nel nostro Paese.
Di seguito pubblichiamo l’intervista integrale che Osnato ha rilasciato al settimanale della FIT “La Voce del Tabaccaio”.
Presidente Osnato, la Commissione Finanze sta per approvare i risultati di un’indagine conoscitiva sulle frodi carburanti. Quella sulle tabaccherie, deliberata nella seduta del 28 maggio scorso, è il nuovo tassello di una serie di approfondimenti sui settori regolamentati?
«Sì, ma non solo. Grazie soprattutto all’attuazione della delega che il Parlamento gli ha conferito l’anno scorso, il Governo sta lavorando alla razionalizzazione dell’intero sistema tributario, riducendo le sacche di evasione ed elusione senza assolutamente chiedere di più ai contribuenti che già pagano tanto. C’è bisogno, dunque, di comprendere più a fondo i meccanismi che legano l’operatività delle imprese al gettito per l’Erario in settori sottoposti a monopolio pubblico o comunque regolati, come appunto il comparto carburanti. Nel caso dell’attività dei tabaccai, un intervento significativo sarà quello di riordino della disciplina della rete fisica dei giochi, dopo che il decreto legislativo dedicato all’on line ha riconosciuto le tabaccherie come “punti vendita ricarica” (PVR).
Nel frattempo, ci siamo dedicati agli aspetti di finanza pubblica, purtroppo l’illegalità resta diffusa in tutti i campi di applicazione delle accise e il mancato gettito potenziale è davvero cospicuo, ma non basta: come rappresentanti dei cittadini dobbiamo tenere in debito conto le esigenze concrete e quotidiane di tutte le categorie produttive.
La vostra categoria è stata a lungo trascurata e, dopo tanti anni, è doveroso chiedersi se il regime concessorio e il prelievo fiscale siano adatti a garantire una redditività adeguata, affinché anche i tabaccai possano “assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, come sancito dall’art. 43 della Costituzione».
Perché, come è stato sottolineato anche nella nostra Assemblea Nazionale, in giro c’è una moria di tabaccherie e il reddito della categoria va restringendosi sempre più. Quali potrebbero essere le aree d’intervento?
«L’indagine conoscitiva servirà appunto a fare chiarezza.
Questa maggioranza ha sempre respinto la logica – cara invece ad altre parti politiche – secondo cui gli interessi della collettività e dell’Erario, contrasterebbero con quelli dei privati e dei singoli individui. Non è così: le imposte troppo alte, con effetti “confiscatori”, impoveriscono tutti.
Vogliamo capire se le accise hanno una struttura consona e se l’aggio riconosciuto ai tabaccai è adeguato, visto che quello sui prodotti da fumo non viene aggiornato da più di trent’anni. Ovviamente, scopo dell’iniziativa è quello di acquisire informazioni, ma come in precedenza, lo faremo in un modo che possa consentirci di immaginare soluzioni normative ai problemi più urgenti e sentiti.
Pensare all’interesse generale, mettere al primo posto la Nazione, ovviamente non significa lasciar cadere nel vuoto le legittime aspettative della singola categoria, soprattutto se ignorata per tanti anni».
Sicuramente i redditi dei tabaccai languono e, a nostro avviso, il Legislatore fiscale ha molte responsabilità. Ma alcune concause della crisi restano «esogene» al sistema tributario… vi occuperete anche di quelle?
«L’indagine conoscitiva, per sua stessa natura, ha dei confini precisi: l’oggetto è circoscritto, anche per evitare sovrapposizioni con le competenze di altre Commissioni permanenti. Ma avete ragione: nella delibera con cui abbiamo avviato l’indagine sono menzionati questi fattori esogeni, tra cui le rigorose politiche antitabagismo e, soprattutto, un’armonizzazione normativa a livello UE ancora largamente incompleta.
C’è un comune denominatore: il cambiamento merceologico, sulla spinta delle esigenze dei consumatori. Non solo e-cig e tabacco riscaldato, ma anche filtri e cartine: grande è la complessità fiscale sotto il cielo, direi. Il bello è che sia i produttori sia i rivenditori si sono adeguati ai tempi, spostando quote di mercato da sigari e sigarette ai prodotti alternativi. Negli ultimi anni, invece, il Fisco sembra essersi accorto delle novità solo nel tentativo di massimizzare il gettito. Finalità legittima, intendiamoci, ma comunque diversa da quella che nella nostra visione andrebbe perseguita. Alcune specifiche imposte indirette sono forse meno gravose che in altri Paesi, altre lo sono certamente di più, ma non è questo il punto. La realtà è sotto gli occhi di tutti: a conti fatti, quello del tabaccaio sta diventando un mestiere sempre più difficile. Ci sono i gravami tributari, certo, ma anche – forse soprattutto – burocratici e di compliance in generale.
Su questo è intervenuta la grande riforma dello scorso anno, ancora in fase attuativa ma che per fortuna – o meglio, grazie all’impegno di Governo e Parlamento – procede a passo davvero spedito».
Di questo, naturalmente, siamo tutti molto soddisfatti. Ma dall’indagine conoscitiva, invece, cosa possiamo attenderci?
«Onestà intellettuale, capacità di guardare le cose per come sono e non per come vorremmo che fossero: non sempre il Legislatore italiano ha mostrato queste virtù.
Prima di batterci per l’armonizzazione normativa nell’Unione europea, per esempio, dobbiamo verificare che il regime concessorio e la fiscalità del settore siano in linea con lo spirito, oltre che la “lettera”, dell’ordinamento europeo.
Lo abbiamo già fatto, con una portata più generale, per allineare il sistema tributario italiano ai maggiori accordi internazionali in materia di fiscalità. Insomma, prima di tutto capiremo se ci sono dei “compiti a casa” che chi ci ha preceduto non ha svolto o ha svolto male. Poi, sempre a differenza di altre maggioranze e altri governi, riaffermeremo il principio secondo cui è lo Stato al servizio dei cittadini – tutti i cittadini – anziché viceversa.
Abbiamo un ampio novero di temi su cui l’indagine conoscitiva dovrà mettere le cose in chiaro, valutando l’opportunità di “interventi normativi di natura fiscale” come recita il testo della delibera di Commissione: dalla tassazione dei generi di monopolio alla composizione del loro prezzo, fino alla “copertura del servizio”, passando per il mercato dei prodotti da fumo di nuova generazione e, ovviamente, la necessità di contrastare il contrabbando e le frodi.
La manifattura, i consumatori e la rete distributiva possono essere alleati, almeno nella nostra visione, anche perché voi tabaccai avete un ruolo sociale insostituibile».
E i cittadini sembrano percepirla: ricorderà anche lei i risultati del nostro sondaggio, presentato sempre in Assemblea Nazionale. In conclusione, le chiediamo: quale aspetto l’aveva maggiormente colpita?
«A dire il vero, alcuni aspetti erano ampiamente noti: la qualità dei servizi erogati in tabaccheria, la frequenza con cui anche i non fumatori entrano in tabaccheria e così via. Tutto questo non mi ha sorpreso; anzi, è perfettamente in linea con la mia esperienza personale. Quando però sento che la netta maggioranza degli intervistati ritiene che la tabaccheria sia – vado a memoria – “un importante punto di riferimento per la comunità locale”, beh, da persona delle Istituzioni mi sento chiamato in causa: chiunque abbia responsabilità amministrative, a qualsiasi livello, dovrebbe agire tenendo presente questo.
Tutte le imprese in Italia dovrebbero poter crescere dimensionalmente, magari con fusioni e acquisizioni e non sempre “piccolo è bello”: ma non è giusto imporre i cambiamenti dall’alto. Vale per gli sportelli bancari; vale per gli uffici postali; vale per le tabaccherie.
Tante misure del Governo vanno in questa direzione: i tabaccai devono essere liberi di espandersi, magari perché meno gravati da questioni burocratiche e con più tempo a disposizione per seguire i clienti e ampliare il loro business.
Non è soltanto un auspicio per il futuro: è la direzione verso cui lavoriamo tutti, pancia a terra, da un anno e mezzo».