(Jamma) La Regione Emilia Romagna con l’approvazione della legge in materia di prevenzione del gioco d’azzardo patologico ha deciso di “ripudiare” la logica isolazionistica e pseudo indipendentistica adottata dalla regione Liguria, di collaborare con lo Stato Centrale, “pressandolo” affinché “i cittadini italiani” siano dotati (da Bolzano a Mazzara del Vallo), di un quadro di tutele chiare e univoche, senza discriminazioni basate sui singoli livelli di “intransigenza ideologica” di una Amministrazione Locale.
Per il resto, – riporta l’associazione Astro – la legge dell’Emilia Romagna già si apprezzava come provvedimento al cui centro veniva posto il cittadino, e non l’odio verso il gioco legale, laddove l’azione regionale di impulso – coordinamento – organizzazione e direzione si materializzava in iniziative di oggettiva positività.
Nel dettaglio:
Educare la popolazione a “giocare di meno” e ad essere più “consapevole” sui rischi derivanti dal gioco (anche lecito), è diritto (e per certi versi anche dovere) dell’Ente che governa il servizio sanitario e sociale.
Obbligare anche gli esercenti a “sapere” come si deve usare il prodotto gioco lecito sotto il profilo della sua sociale innocuità è un atto di civiltà che sicuramente va apprezzato, proprio perché “legittima” chi il gioco lecito lo offre, agli occhi del pubblico.
Potenziare le capacità di cura, poi, costituisce l’ ovvio corollario al principio ispiratore della legge, ovvero contrastare una malattia nella quale qualcuno è caduto e qualcuno potrebbe cadere, e sempre più potrebbero cadere nella perdurante assenza di un virtuoso e concreto percorso di “educazione sociale e civica” della popolazione.