(Jamma ) – Di seguito la PARTE I del documento di Emiliano Scanzani – Comitato di Presidenza AS.TRO.
Molto spesso si ritiene che basti ed avanzi “parlare del gioco lecito”, per dimostrare le peculiari difficoltà a cui sono sottoposte le nostre imprese.
Dopo due anni di attacchi mediatici, iniziati all’indomani del varo di un nuovo prodotto di gioco si può tranquillamente affermare, invece, che proprio parlando “troppo” di gioco e “troppo poco” della quotidianità imprenditoriale, si è persa l’occasione per evidenziare la effettiva “massa critica” che il settore incorpora, ovvero il suo bacino occupazionale.
Le dimensioni assunte dalle società di gestione e di produzione di apparecchi, infatti, attestano come esse annoverino una tale dimensione di personale da dover ritenere la “querelle” sul gioco lecito una spina nel fianco, sicuramente, ma comunque una sola delle enormi difficoltà a cui l’impresa “in quanto tale” è costretta a lavorare nel nostro Paese.
Nel solo consiglio direttivo di AS.TRO le “buste paga” che i libri matricola attestano superano le ottomila, a testimonianza del fatto che “il gestore”, e “la gestione” degli apaprecchi costituisce quel momento di creazione della ricchezza di settore a cui le Istituzioni non possono permettersi più di rispondere “in termini di una slot in meno da una parte e una slot in più dall’altra”, ovvero con schizofrenici disegni legislativi all’insegna del “meno gioco ma più tasse dal gioco”.
Il nostro settore sconta il medesimo deficit di “appetibilità all’investimento estero” che gli altri da anni lamentano, e sui quali (a differenza della nostra industria) ci si concentra quotidianamente da un decennio, lasciando sul piano di secondaria priorità le questioni “specifiche” del singolo “oggetto di produzione” (abbigliamento piuttosto che divani, o mobili, o edilizia).
L’industria del gioco, invece, parla solo di gioco, come se non dovesse mai ricorrere alla Magistratura, al credito bancario, alla burocrazia locale e centrale, alla pratiche per il lavoro, alla corretta comprensione delle dinamiche tributarie.
AS.TRO ha speso molte energie per contrastare l’ostracismo bancario, per patrocinare i lavori preparatori al CCNL della categoria, per la tutela della legalità e di conseguenza per la necessaria evoluzione giuridica e giudiziaria che occorre al settore per non restare incatenato ad una dimensione di “vecchio noleggiatore fai da te”.
Su un dato tutti convengono: il gioco è una attività ad elevatissima incidenza della forza lavoro, in quanto ad ogni determinato “lotto di apparecchi” equivale una persona addetta nei vari segmenti costitutivi della filiera industriale.
Basterebbe osservare, ad esempio, che “solo” le attuali 380.000 awp necessitano di almeno 12.000 addetti all’esazione/manutenzione/installazione negli esercizi, 5.000 addetti a mansioni amministrative, 6.000 addetti alla promozione commerciale, 4.000 tecnici specializzati per le riparazioni per “appurare” il livello di massa critica che ad oggi non è stata compiutamente messa sull’ago delle varie di bilance, dentro e fuori al settore.
Da questa verità “nasce” la nuova AS.TRO 2.0 che sarà presentata a Gennaio, sotto forma di organizzazione industriale “giovane”, votata ad affrontare le problematiche della “impresa” italiana. Un’evoluzione necessaria per garantire un futuro al valore del “lavoro”, che molte altre industrie valutano come costo mentre noi consideriamo risorsa.
Su tale “base” saranno anche avviate relazioni formali con le Organizzazioni Sindacali, alle quali, spesso, si è raccontata la facile (e quindi falsa) verità che esista un “comparto” di marziani che non pagano tasse, guadagnano una follia e sottraggono le risorse ai consumi del commercio “ordinario”, nascondendo l’esistenza dei valori aggiunti che il gioco lecito quotidianamente apporta al Paese.