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(Jamma) Meno macchinette, meno entrate e meno proteste. “Autoriduciamo le postazioni di gioco e accettiamo di portare avanti un investimento di 1 miliardo e 300 milioni di euro nei prossimi quattro anni a favore dell’intera collettività”, così spiega in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero la strategia del gioco prossima ventura Massimo Passamonti presidente di Confindustria Sistema gioco Italia.
Questo progetto che avete con i Monopoli appare come una rincorsa per mettere ordine dopo un inaspettato proliferare di sale, vero? chiede la giornalista Carla Massi
«Nostro interesse è sicuramente quello di costruire un solido piano di riordino del gioco. Anche perché parliamo di un settore che riguarda 6.600 imprese e un bacino occupazionale di oltre 100mila addetti. Oltre 20mila operatori impiegati nel settore e 80mila all’interno dei punti vendita».
Mi riferivo anche al riordino per garantire la massima protezione nei confronti dei minori, arriverà una tessera per evitare che giochino?
«Stiamo mettendo a punto il sistema per l’identificazione in accordo con la legge sulla privacy che impedisca al minore di giocare. Parliamo di una card di riconoscimento che eviterà l’uso della macchina. Ma già oggi gli esercenti rischiano la chiusura se fanno giocare un ragazzo under 18».
In che modo queste nuove macchine che arriveranno nelle sale saranno immuni da manomissioni e truffe?
«Le AWP 3, ossia di terza generazione, impediranno qualsiasi manomissione. Non potranno essere spostate e anche durante la procedura di manutenzione non si verificheranno “vuoti” di controllo».
Voi vi siete decisi a progettare questa nuova strategia dopo le proteste in molte parti d’Italia?
«Noi chiediamo che si arrivi a una normativa stabile anche in ambito fiscale. Non si può continuare con proposte di leggi nazionali e leggine locali che inseguono questa o quella necessità».
Problemi fiscali?
«Occorre un disegno di legge unico e condiviso che è già contenuto nel progetto di delega fiscale che verrà discussa».
Quindi siete d’accordo che le sale da gioco sono troppe rispetto alla popolazione?
«Per questo siamo d’accordo nel diminuire il numero e di concentrale nei luoghi deputati. Le sale, i bar, le tabaccherie. Mi sembra curioso che ormai si trovino anche nelle lavanderie».
E il divieto di aprire sale troppo vicino alle scuole?
«Mi sembra un divieto da rivedere».
Ma a voi arrivano gli appelli di medici e sacerdoti che chiedono uno stop per tutti quelli che si rovinano con il gioco?
«Anche per questo stiamo collaborando. Ma quanti sanno che, nonostante la situazione, nel 2012 in Italia c’è stata di nuovo un’impennata del gioco d’azzardo?»
Carla Massi