“Siamo di fronte a una “tempesta perfetta”, un problema che le istituzioni spesso hanno considerato secondario o poco credibile, ma che oggi si manifesta in tutta la sua complessità. Vorrei quindi portare sul tavolo alcune cifre significative”. Così il presidente ACADI, Geronimo Cardia ha denunciato la crisi del gioco pubblico in presenza nel corso di un conferenza alla Camera dei Deputati.
“Fino al 2018, – ha proseguito Cardia – il gettito derivante dal settore degli apparecchi da gioco (videolottery e slot) ha rappresentato una componente fondamentale delle entrate fiscali. Tuttavia, a partire dal 2024, si registra per la prima volta una diminuzione del gettito complessivo del comparto. Questo calo è attribuibile principalmente alla riduzione degli apparecchi sul territorio, una misura adottata da molte Regioni e Comuni per limitare l’accesso al gioco.
Nonostante l’introduzione di aumenti di tassazione per compensare la contrazione degli apparecchi, questi incrementi non sono stati sufficienti a controbilanciare lo spostamento della domanda verso altre tipologie di gioco, meno tassate. Di fatto, le abitudini dei giocatori si sono adattate: chi non gioca più agli apparecchi fisici si sposta su casinò online o piattaforme digitali, dove la fiscalità è diversa e meno gravosa.
Effetti sanitari: un obiettivo mancato
Un altro aspetto critico riguarda l’efficacia delle misure restrittive dal punto di vista sanitario. L’obiettivo di molte Regioni e Comuni era limitare i rischi legati al disturbo da gioco d’azzardo. Tuttavia, i dati mostrano che la spesa complessiva dei giocatori è aumentata, spostandosi su forme di gioco alternative, come il gioco online o nei casinò oltre confine.
Le limitazioni orarie e le distanze imposte agli apparecchi da luoghi sensibili non hanno prodotto una reale riduzione del fenomeno. Anzi, in molti casi, i giocatori hanno semplicemente cambiato modalità o canale, senza alcun effetto positivo sul piano della salute pubblica.
Il paradosso delle concessioni
Parallelamente, gli operatori del settore stanno affrontando ulteriori difficoltà. Lo Stato, nel rinnovare le concessioni per gli apparecchi, ha imposto condizioni economiche particolarmente onerose. Questi importi, calcolati anche sugli apparecchi non operativi (poiché bloccati dalle normative locali), rappresentano un ulteriore paradosso: le aziende si trovano a pagare per dispositivi che non possono mettere in funzione.
Inoltre, la mancanza di stabilità normativa impedisce agli operatori di pianificare investimenti a lungo termine, ostacolando l’innovazione tecnologica e la sostenibilità del settore.
Questa situazione crea un circuito vizioso: da un lato, le restrizioni regionali e comunali compromettono l’operatività degli apparecchi; dall’altro, lo Stato richiede agli operatori di sostenere costi sempre più elevati per le concessioni.
È evidente che le attuali misure non stanno raggiungendo né l’obiettivo di tutelare la salute pubblica né quello di garantire entrate fiscali stabili. Occorre quindi una revisione complessiva del sistema, che miri a conciliare gli interessi fiscali dello Stato, la sostenibilità degli operatori e la tutela dei cittadini.
Come uscire dalla “tempesta perfetta” per cercare il sereno
In un contesto in cui abbiamo descritto una vera e propria tempesta perfetta, la domanda cruciale è: come possiamo uscirne per cercare una soluzione serena?
Esistono già esempi virtuosi sul territorio, come quello della Regione Campania, che possono offrire spunti per intervenire. Ciò che occorre fare per contrastare il fenomeno del disturbo da gioco d’azzardo è creare, a livello locale, un sistema ordinato e integrato tra realtà pubbliche e private. Questo sistema dovrebbe essere in grado di fornire agli utenti una rete di supporto efficace, sia in fase di prevenzione che di cura.
L’importanza di intercettare il problema prima che diventi patologia
È fondamentale intervenire nel momento cruciale, quando la problematica può ancora essere intercettata, prima che si trasformi in una patologia vera e propria. Qui entra in gioco un ruolo chiave per chi opera nel settore: gli operatori devono essere attori determinanti nel qualificare l’offerta di gioco, collaborando con lo Stato non solo per prevenire e contrastare il disturbo da gioco d’azzardo, ma anche per tutelare l’interesse pubblico.
In un Paese democratico, dove i cittadini hanno libertà di scegliere come investire il proprio tempo, è essenziale che l’offerta legale e regolamentata sia presente. Se l’offerta legale viene meno, la domanda di gioco non scompare, ma si sposta verso canali illegali, con gravi conseguenze sul piano economico e sociale.
Gioco legale come strumento per contrastare l’illegalità
Il gettito fiscale generato dal gioco legale è un esempio concreto di come si possa combattere l’illegalità e far emergere risorse altrimenti sommerse. Spesso si parla dell’importanza di contrastare l’economia sommersa e l’irregolarità: il gioco legale rappresenta un modello virtuoso di questa lotta, garantendo trasparenza e risorse per lo Stato.
Un esempio di successo è la Campania, dove politiche attive e la presenza costante dello Stato hanno portato a risultati concreti. Il modello campano, che unisce presidio del territorio e una gestione attenta, potrebbe essere replicato altrove per affrontare il problema in modo strutturale.
La necessità di un Osservatorio con contraddittorio
Un altro elemento fondamentale è l’istituzione di un Osservatorio in grado di monitorare l’evoluzione del settore e l’efficacia delle misure adottate. Questo Osservatorio dovrebbe essere gestito da un ente pubblico, come il Ministero della Salute o altre istituzioni competenti, e analizzare dati significativi come la spesa dei giocatori dal 2011 a oggi.
L’Osservatorio dovrebbe valutare in modo oggettivo gli effetti delle politiche di contenimento della spesa, mettendo in evidenza eventuali criticità. Tuttavia, è essenziale che al suo interno ci sia un contraddittorio: oltre alle autorità pubbliche, devono essere rappresentate anche le voci degli operatori che quotidianamente implementano le misure sul territorio. Solo attraverso un dialogo aperto e bilanciato si possono ottenere risultati concreti.
Concorrenza sleale e le sfide per il settore
Un ultimo punto, non meno importante, è quello della concorrenza sleale che si crea all’interno del settore stesso. Gli operatori legali, soggetti a rigide regolamentazioni e a un sistema fiscale oneroso, si trovano spesso a competere con realtà che non rispettano le stesse regole. Questa situazione non solo penalizza gli operatori corretti, ma rischia di minare l’intero sistema, favorendo il gioco illegale e sottraendo risorse fondamentali al settore pubblico.
In conclusione, per uscire dalla tempesta perfetta serve un approccio integrato: un’offerta legale qualificata, un dialogo costante tra Stato e operatori, e una presenza capillare sul territorio, uniti a un monitoraggio continuo e imparziale attraverso un Osservatorio efficace.
Un momento cruciale per decidere: il ruolo del tavolo tecnico
Oggi ci troviamo di fronte a un momento fondamentale. Tutti gli elementi necessari per una decisione chiara sono già sul tavolo tecnico.
C’è un allineamento significativo tra l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, due attori centrali per affrontare queste tematiche. Al tavolo tecnico siedono, inoltre, il Ministero della Salute, le Regioni e i Comuni.
Questa è la situazione: da un lato, il profilo della legalità è ben rappresentato grazie alla presenza dell’ADM. Dall’altro, il Ministero della Salute garantisce l’attenzione alla tutela sanitaria, mentre il Ministero dell’Economia rappresenta l’aspetto fiscale e finanziario. Infine, Regioni e Comuni portano la loro prospettiva locale e territoriale.
Una convergenza necessaria per affrontare le sfide
Se tutti questi soggetti convergono verso una soluzione condivisa, si potrà finalmente affrontare una questione che rimane centrale nel dibattito pubblico fin dal 2012: la regolamentazione del gioco e le norme sulle distanze e gli orari imposte a livello locale. È fondamentale che Regioni e Comuni accettino un approccio razionale e basato sui dati.
Un esempio imminente è quello della Regione Lombardia, che nei prossimi giorni analizzerà i risultati delle misure adottate fino ad oggi. Mi auguro che in questa occasione vengano presi in considerazione i dati reali sulla spesa dei giocatori. Se ciò non dovesse avvenire, ci impegneremo per promuovere un’analisi dettagliata e trasparente, perché è cruciale comprendere l’impatto effettivo delle normative locali.
La necessità di un approccio integrato
Alcune Regioni continuano a perseguire obiettivi poco realistici, imponendo limitazioni eccessive senza considerare i dati concreti. Ricordiamo che ACADI ed EGP-FIPE hanno sempre sostenuto la collaborazione con i Comuni e i servizi sanitari locali per creare un sistema condiviso di prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo.
È importante sottolineare che il disturbo da gioco non è legato a una specifica tipologia di gioco, ma a un comportamento trasversale che può manifestarsi in diverse forme. Per questo motivo, è essenziale che il gettito territoriale derivante da tutte le tipologie di gioco sia utilizzato per finanziare politiche di prevenzione e cura.
In questo contesto, il ruolo delle Regioni è fondamentale, poiché la gestione sanitaria è affidata a loro. Un sistema ben funzionante deve basarsi su dati concreti, trasparenza e una gestione responsabile delle risorse derivanti dal gioco”.