In Commissione Finanze e tesoro, per la discussione sull’Atto del Governo n. 116 (Riordino settore giochi), è stato audito Marco Trucco in rappresentanza di GGPOKER.
“Ho lavorato nel poker online dove sono arrivato a guidare le due più grandi aziende mondiali di di poker online e – ha affermato Marco Trucco – è sulla base di questa esperienza che appunto mi hanno chiamato a dare qualche spunto in più sul sulla memoria depositata da GGPOKER, che condivido al 100% e mi permetto di aggiungere qualche argomento in più. A questo punto è il mio obiettivo è cercare di dare qualche informazione in più essendo stato così tanto tempo nel settore per fare capire che la richiesta che porta avanti GGPOKER è nell’interesse non solo dei giocatori ma anche dell’Erario, di tutto il mercato del gioco legale.
In Italia il poker è stato regolamentato nel lontano 2008 come primo gioco online perché è un gioco di abilità dove i giocatori giocano uno contro l’altro, non è un gioco contro il banco, c’è un elemento di bravura non solo di fortuna e quindi è stato, già nel 2008, regolamentato come gioco di abilità. Nel 2011 il poker online generava il 67% della raccolta online del gioco, ora nel 2023 genera il 4%. Quindi dal sessantasette al quattro, questo è uno degli argomenti che cercherò di spiegare.
È importante lo studio Espad che è stato citato nella nel documento della Conferenza Stato regioni e dice che tra i ragazzi i giochi che preferiscono si sceglie più frequentemente le scommesse (47%), i giochi da casinò quindi le slot le roulette, le scommesse virtuali. Il poker non è proprio citato, è scomparso da tutte le ricerche perché è il gioco più complesso, più lungo da giocare, meno ripetitivo ed è il gioco che secondo tutte le ricerche e meno praticato dai giocatori problematici. In realtà il gioco è stato soffocato dal casinò e dalle scommesse ed è di gran lunga il gioco meno redditizio per gli operatori del settore perché è complicato da gestire.
I giocatori spendono molto meno nel poker rispetto a quanto spendono in casinò e scommesse. Il poker è stato regolamentato per primo però purtroppo poi è stato sostanzialmente abbandonato mentre il regolatore ha aggiornato molto frequentemente l’offerta di giochi di casinò e scommesse. È rimasto sostanzialmente uguale e dal 2011 non è stato più aggiornato, ne parliamo oggi in questa sede perché nel 2008 il regolatore per evitare una serie di problematiche tecniche che allora c’erano e che erano perfettamente comprensibili, decise di limitare la la rete dei giocatori e la piattaforma dei giocatori.
Le piattaforme di poker non possono far parte di una rete internazionale. Purtroppo questa restrizione, inizialmente definita temporanea, non è mai stata superata e dal 67% che generava il poker nel 2011 si è passati al 4%. Le scommesse e i casinò hanno via via preso il sopravvento. I giocatori italiani di poker hanno iniziato a giocare sulle piattaforme estere perché il prodotto non era non è stato più aggiornato.
Ora con un bando che richiede agli operatori un contributo importante economicamente credo che valga la pena considerare di offrire agli operatori internazionali, che ancora offrono il poker, di partecipare al bando e di offrire finalmente un prodotto competitivo. Un prodotto che consenta perlomeno di mantenere se non di farlo crescere e di non farlo morire del tutto. Altrimenti nel giro di pochi anni il poker come prodotto legale scomparirebbe consentendo agli operatori di collegarsi alle piattaforme internazionali e di far giocare appunto con offerte di altri paesi.
In Italia non è possibile giocare a tornei che costano più di 250 €, va benissimo anche facendo accedere ai giocatori italiani alle reti internazionali verrebbe comunque mantenuto questo limite. Significherebbe far ritornare il poker un prodotto competitivo. Abbiamo fatto qualche calcolo e potrebbe generare un aumento stimato nell’ordine di 20/25 milioni di euro all’anno in più di gettito.
25 milioni di gettito per 9 anni sono 240 milioni, più o meno quanto lo Stato si aspetta di ricevere dal bando degli operatori. Sono circa 7 milioni per 40 operatori quindi facendo una piccola modifica alle piattaforme si può rimettere il poker a livello di generare un’entrata erariale significativa nei prossimi anni.
È importante anche dire che la maggior parte, anzi quasi tutti gli operatori italiani, già usano piattaforme internazionali di poker che però sono state allora staccate da quelle globali e sono state sono state limitate a livello italiano, quindi quello che si chiede di poter innestare diciamo la rete italiana con l’albero principale le piattaforme internazionali.
Sono anche più sicure, è più difficile frodare perché le piattaforme hanno molti più strumenti tecnologici. Germania, Svezia, Svizzera, Belgio, Romania, Regno Unito e Danimarca hanno il poker in liquidità globale e non hanno mai avuto alcun problema.
L’Italia è rimasta l’unico Paese sostanzialmente scollegato dal resto del mondo, la Francia ha deciso qualche tempo fa di adottare un approccio diverso e fare accordi bilaterali con altri paesi però è da dal mio punto di vista un binario decisamente morto perché hanno sostanzialmente fatto questo per una ragione molto commerciale ovvero consentire a un’operatore francese di avere accesso ad altri mercati.
Quello che invece noi chiediamo è che l’Italia dia la possibilità a tutti gli operatori che hanno una rete internazionale regolamentata di accedere al mercato italiano e alle aziende italiane di scegliere quale prodotto offrire tra quelli ovviamente certificati dai Monopoli”.