(Jamma) “Il gioco d’azzardo patologico si è trasformato in pandemia. Da cui è difficile venir fuori. Rovina le persone, specialmente i giovani. Rovina le famiglie. Crea una situazione di fortissimo disagio”. A dichiararlo l’on. Renato Balduzzi, già ministro della Salute, protagonista dell’iniziativa promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa, diretto da don Giorgio Occhipinti, e dalla Diocesi di Ragusa. L’ex ministro ricordiamo che nel 2012 ha avviato iniziative per cercare di invertire la tendenza sulla percezione di “un problema serio, per molto tempo sottovalutato, al punto tale che anche lo Stato – ha spiegato Balduzzi – lo ha preso sottogamba. Anzi, ha messo in campo iniziative che invece di risolverlo hanno probabilmente concorso a rafforzarlo. Però, l’importante è prenderne consapevolezza. E proprio nel 2012 abbiamo invertito la marcia”.
L’iniziativa, tenutasi ieri sera all’auditorium della Camera di Commercio, è stata attivata in collaborazione con l’Asp 7 oltre che con il supporto dell’Ordine dei medici, della Prefettura di Ragusa, della Polizia di Stato, della Provincia regionale, della conferenza dei sindaci, dell’Ufficio scolastico provinciale e di Confcommercio. Ieri erano presenti il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, Salvatore Gagliano, il vicepresidente provinciale di Confcommercio, Enzo Buscemi.
Ma cosa bisogna fare per attenuare il fenomeno?
“Occorre proseguire – ha detto l’ex ministro Balduzzi – sulla linea che abbiamo tracciato nel 2012, sensibilizzando, responsabilizzando, sanzionando se necessario, riducendo questa piaga sociale, facendo capire a tutti che il gioco è una dimensione normale della vita, non può diventare un’ossessione. Attuare quello che abbiamo fatto vuol dire prendere sul serio i divieti per la pubblicità, ciò che serve per tutelare i minori, attuare il problema della localizzazione delle sale gioco, intervenire sul gioco on-line perché è una componente importante di questo fenomeno. E poi andare avanti nel senso che bisogna non solo sanzionare ma anche premiare i comportamenti positivi, per esempio incentivare quei gestori che non mettono macchinette nei loro bar, nei loro esercizi commerciali, soprattutto dare l’impressione che la Repubblica, quindi non solo lo Stato ma anche gli enti locali, non soltanto i livelli istituzionali ma anche tutto ciò che fa società, quindi appunto le agenzie educative, sia presente.
Perciò ritengo molto importante che qui a Ragusa ci si sia mossi con un intento comune: la Chiesa, le organizzazioni della società civile e commerciale e le realtà istituzionali, a partire dalle aziende sanitarie perché le antenne sul territorio per capire il problema sono prima di tutto le Asp e le associazioni di volontariato, cioè coloro che vivono davvero a contatto con i veri problemi”.