Salviamo il gioco legale. Appello alle Istituzioni di Lorenzo Musicco: “Togliere la Newslot significa rinunciare alla legalità”

(Jamma) – Nella società degli eccessi ciò che oggi è percepito come maggior pericolo sembra essere l’abitudine di dedicare tempo al gioco. Tanto che persino gli Amministratori locali, oltre ai politici in Parlamento, sono mobilitati nel combattere un fenomeno considerato di emergenza, prioritario rispetto ad ogni altro tipo di intervento nella politica sociale. Troppo spesso, purtroppo, un approccio così rapido e generalizzato manca di competenze specifiche e il trattamento della presunta patologia, eseguito in modo superficiale e disinformato, provoca conseguenze peggiori del male che si vuol combattere. Lorenzo Musicco, presidente onorario della associazione SAPAR oltre che noto imprenditore lombardo, affida a Jamma un appello alle Istituzioni affinché discriminino tra demagogia e trattamento corretto del fenomeno del gioco.

 


Prima di tutto – osserva Musicco – occorre precisare che quando si parla di gioco non si può intendere esclusivamente la Newslot in quanto la Newslot è solo uno dei tanti prodotti dell’offerta pubblica. Molto più pericolose le Videolotterie, gioco completamente diverso delle Newslot anche se tanti non riescono a percepirne le differenze. C’è il Gratta e vinci, dove si scommette a colpi di 50 euro alla volta, il Lotto, il Superenalotto, le scommesse e una galassia di giochi a cui si può accedere on line da ogni luogo della penisola, anche attraverso i telefoni cellulari. Tengo a sottolineare, inoltre, che i prodotti che consentono di giocare d’azzardo, in Italia sono autorizzati e regolamentati dallo Stato italiano. Se c’è la sensazione, peraltro già ripetutamente denunciata dagli operatori che gestiscono le Newslot, di una eccessiva offerta di gioco, chi tiene il banco – ovvero sempre lo Stato – può intervenire per ridurre l’aggressività commerciale dei prodotti del suo portafoglio, ma non deve assolutamente ritirare le sue offerte. Altrimenti chi gioca, per divertirsi o in modo eccessivo e patologico, si rivolgerà al mercato accettando quelle offerte illegali o non regolamentate che non hanno mai smesso di procurare profitti alle organizzazioni criminali.

La rete informatica che la connette in tempo reale a SOGEI, i dispositivi e le attività di controllo previsti, fanno dell’apparecchio Newslot un presidio dello Stato e della legalità nell’esercizio pubblico. Togliere la Newslot significa rinunciare alla legalità”.

 
Il riferimento va alle recenti iniziative per limitare la distribuzione territoriale per gli esercizi che promuovono l’offerta di Newslot, iniziative che dimenticano tutti gli altri giochi. “Togliere la Newslot dal quartiere – spiega Musicco – significa lasciare postazioni vuote che verranno presto riempite con apparecchi non regolamentati, dei quali non si conosceranno più i dati di incasso né produrranno mai reddito imponibile”.

 
È a tal proposito – continua Musicco – che lancio il mio appello, anche sulla base della mia esperienza maturata in oltre 50 anni di attività, non solo per difendere il lavoro di più di 7.000 piccole aziende di gestione (con una media di 7 dipendenti) o le 100.000 partite iva dei bar e i loro dipendenti che contribuiscono con imposte, dirette sulla raccolta prima e con quelle sui redditi successivamente, all’Erario”.

 

I soldi arrivati dai giochi regolamentati sono serviti per più di una buona causa, tra le tante il restauro e la cura del patrimonio artistico e culturale dello Stato. “Ma al di là del tipo di intervento che contribuiscono a realizzare – sostiene Musicco – gli importi delle imposte sui giochi quantificano proporzionalmente la spesa dei giocatori, così lo Stato regolatore può modulare le caratteristiche dei giochi in modo da ridurre i rischi offrendo meno azzardo e più divertimento”.

 
Intervenire sulle distanze dai luoghi sensibili – si chiede Musicco – che significato può avere quando ci sono giochi a cui si accede da remoto attraverso il telefonino? Oppure come si può pensare di promuovere come razionale un provvedimento che limita l’offerta di gioco di un bar mentre lascia libere le tabaccherie situate di fronte alla porta di una chiesa nel vendere Gratta e vinci?”.

 

E i Gratta e vinci – osserva Musicco – sono dappertutto, venduti presso gli sportelli bancari e negli uffici postali, persino alle casse dei supermercati. Se non ci fossero quelli legali, comunque ci sarebbero altri. In una economia di mercato il proibizionismo non ha mai risolto i problemi. Limitare geograficamente l’offerta è come ripetere quello stesso sciocco errore che fecero gli Stati Uniti con l’alcool!”.

 
Nella mia vita ho incontrato tanti politici e parlamentari e – conclude Musicco – ho imparato che certe iniziative spesso sono ispirate dalla buona fede di chi le promuove. Altrettanto spesso ciò che manca è la reale percezione del fenomeno, pertanto col mio appello invito le Istituzioni, in particolare l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che ha la responsabilità della gestione del settore, a riflettere sulla situazione e promuovere una maggiore informazione sul gioco pubblico. Infine agli operatori del settore chiedo: restiamo uniti e sviluppiamo campagne comuni, diversamente questo sentimento anti-gioco cancellerà la nostra attività e porrà in essere le condizioni per il ritorno alla illegalità diffusa conosciuta ai tempi del videopoker”.