(Jamma) Quello del gioco è l’unico settore economico che ancora ‘tira’? Sembrerebbe proprio di no. La realtà dei fatti insomma smentisce quella che ormai sembra più una leggenda che altro. In Friuli ad esempio la vicinanza con la Slovenia e la crisi sembrano creare diversi problemi agli esercizi commerciali di Trieste . Molte delle attività più note sarebbero in vendita.
La potenza delle strutture d’oltreconfine che vengono a recuperare i clienti in centro città con tanto di limousine o di comodi furgoni, offrendo anche pranzo, cena o aperitivo pur di attrarre giocatori, non ha rivali. E anche le sale più piccole, la maggior parte delle quali nelle mani dei cinesi, non funzionano più. In tre anni a Trieste ne sono state aperte una quarantina, escludendo i piccoli corner realizzati in bar e trattorie. «Poca gente», si limita a dire uno dei ragazzi cinesi impiegati nella gestione della grande sala sistemata all’inizio di via Battisti.
«In questo settore la vicinanza con la Slovenia si fa assolutamente sentire, – confermano i gestori di alcune sale – i costi pazzeschi che noi siamo costretti a sostenere a livello fiscale non ci consentono di offrire ai clienti il trattamento extra che possono garantire le strutture slovene. È evidente che si fa difficoltà». La crisi spinge a fare sempre più attenzione prima di spendere. Inoltre gli adempimenti burocratici previsti per l’avvio di una nuova attività sono numerosi, complessi e soggetti a continue modifiche e aggiornamenti.
«In futuro – prevede Giuseppe Giovarruscio, presidente regionale di Confesercenti – assisteremo a un netto ridimensionamento di questo tipo di attività che in due anni in città sono spuntate ovunque».