(Jamma) Non è facile far comprendere un dato molto importante del settore gioco lecito, che pare essere di complessità tale da richiedere una schematizzazione molto incisiva.
- La relazione della Corte dei Conti per il 2012 chiarisce che la spesa di gioco registrata mediamente per le scommesse autorizzate e gli apparecchi legali (AWP e VLT) è in calo sensibile e costante;
- La preoccupazione per la dipendenza da G.A.P., di contro, aumenta;
- La rete “extra legale”, ovvero parallela e antagonista al circuito gestito dallo Stato tramite gli operatori selezionati dall’ADM è in costante crescita, arrivando persino a raggiungere – in certe zone – una capacità distributiva pari a quella dei servizi leciti (già sicuramente maggiore, invece, nel segmento del gioco on line).
E’ quindi logico attribuire una significativa porzione di “incidenza” del fenomeno socio-sanitario, collegato all’abuso di gioco, al contesto dei servizi “non autorizzati” e illegali.
In questo scenario, un intervento legislativo che metta in campo risorse per aiutare chi necessita di cure sanitarie per guarire dal G.A.P., oltre a iniziative affinché il gioco lecito possa essere fruito con modalità tali da prevenire la caduta in patologia è sicuramente positivo.
Tuttavia tale sforzo deve essere accompagnato da una riflessione stringente: nel comparto del gioco legale le regole trovano applicazione e attuazione, mentre nell’altro “settore” (che già si sa avere una incidenza socio-sanitaria almeno equivalente), vige il principio opposto.
Il percorso obbligato di un iter legislativo efficace e coordinato, quindi, dovrebbe fondarsi, prima di tutto su una scelta di fondo:
Mantenere il circuito regolare di gioco lecito a cui imporre sempre migliori regole comportamentali, e quindi sconfiggere la illegalità che si contrappone ad esso con la propria sleale concorrenza, oppure azzerare ogni distinzione tra lecito e illecito, vietando tutto.
Solo da questa preliminare e pregiudiziale questione politica può partire un percorso legislativo innovativo e seriamente orientato a dare una risposta risolutiva al fenomeno che si vuole contrastare, e che ragionevolmente dovrà assumere ad ulteriore dato di partenza quello della presenza immanente – da oramai 15 anni – di una elevata domanda di gioco sul nostro Territorio, difficilmente modificabile con la mera cancellazione dell’offerta pubblica.
AS.TRO metterà a disposizione dei Componenti della Giunta tutte le proposte e le disamine effettuate sino ad ora dal contesto confindustriale al fine di ottimizzare il percorso legislativo, ma soprattutto sensibilizzarlo ad una presa di posizione sulla preliminare questione sollevata: se la ludopatia dovesse mai ritrovarsi generata solo (o in gran parte) dal gioco illegale a seguito dello smantellamento (o eccessivo indebolimento) dell’attuale sistema industriale regolare, nessuna Legge potrà mai raggiungere l’obiettivo di aiutare i cittadini bisognosi di cure o di tutele preventive: l’alone di omertà e complicità di cui sa dotarsi l’offerta illegale di gioco d’azzardo è tale da investire anche la sfortuna utenza che vi accede a cui non sarà facilmente consentito di “uscire” allo scoperto (magari segnalando dove e come ha giocato).
La vera differenza tra gioco illegale e gioco autorizzato e controllato, infatti, non risiede nella diversità di “emozione” che si genera, bensì negli stratagemmi che gli operatori dell’”altro settore” possono permettersi per reclutare utenza e ridurla prontamente in schiavitù, tra cui il gioco a credito (o gratuito) all’inizio, la dilazione dei pagamenti, alle prime perdite, per poi arrivare alla totale “padronanza” della persona e delle sue scelte di vita (allorquando il debito già esorbita la capacità finanziaria del soggetto, che in tali condizioni viene spesso “venduto” agli usurai).