Terni. ‘A carte scoperte’: urgono sinergie per fronteggiare dipendenza da gioco
(Jamma) In un’intervista rilasciata al Quotidiano di Sicilia Filippo Bubbico, vice ministro dell’Interno, sottolinea che sta emergendo una fortissima criticità legata alla dipendenza dal gioco e anche se lo Stato ha determinato una facilità di accesso al gioco, “è d’obbligo limitare l’accesso al gioco, soprattutto al gioco on-line o a quello che induce a fattori compulsivi”.
Di seguito il testo integrale dell’intervista realizzata da Anna Maria Verna.
Qual è l’obiettivo che state perseguendo con maggior determinazione e che ritenete possa rappresentare la cifra del vostro operato?
«Come Ministero ci stiamo sforzando di declinare in una direzione nuova il tema della sicurezza. Vorremmo affrontare il tema delle ‘sicurezze’ nel loro complesso. Per noi è importante guardare non solo alle tematiche legate all’ordine pubblico, ma anche ai diritti dei cittadini e della cittadinanza. Da questo punto di vista, tra i diritti fondamentali, ci deve essere quello concernente le libertà che devono essere assicurate ai cittadini. Oggi le dipendenze non sono più solo quelle da sostanze stupefacenti o da alcol ma si stanno delineando nuovi fattori di pericolo che rischiano di limitare le libertà individuali. Ad esempio va emergendo una fortissima criticità legata alla dipendenza dal gioco».
Ritiene che lo Stato debba considerarsi, in qualche modo, responsabile per l’incremento del fenomeno delle ludopatie?
«Per la verità lo Stato ha determinato una facilità di accesso al gioco, compreso quello d’azzardo, per sottrarre spazio alle attività illegali. Forse l’ha fatto inseguendo uno standard europeo di modernità per quanto riguarda le modalità di accesso e di funzionamento dei giochi. L’intenzione è, però, sempre stata quella di impedire che le mafie potessero dominarne il mercato. La crescita del giocato, fra l’altro, non è nemmeno direttamente proporzionale a una crescita delle entrate dello Stato. Tuttavia è d’obbligo limitare l’accesso al gioco, soprattutto al gioco on-line o a quello che induce a fattori compulsivi. Le dipendenze rappresentano un costo non solo di natura sociale (che già non è poco perché chi perde il proprio senso di sé, dissolvendo la propria esperienza di vita in una condizione di assoluta dipendenza, costituisce un problema e un pericolo per se stesso e per gli altri) ma un costo per il Servizio Sanitario e per la collettività nel suo complesso».
A questo punto non sono venute meno le ragioni per vietare l’apertura di nuovi casinò fisici?
«In realtà oggi il problema non è più quello dei casinò. Di fatto le limitazioni ai casinò fisici sono state superate attraverso l’allestimento di surrogati dei casinò. Oggi sono accessibili tantissimi casinò virtuali. I casinò fisici sarebbero luoghi ben più controllabili e più monitorabili anche grazie al concetto di restrizione del contante. In realtà anche il gioco on-line è gestito attraverso moneta, in questo caso elettronica, quindi il problema non è più solo quello della moneta fisica».
Al problema delle ludopatie si lega, naturalmente, anche quello dell’usura?
«È un grande problema perché crisi, perdita di lavoro, propensione al gioco e perdite al gioco accentuano le diverse dipendenze, fra cui quella dagli usurai e il conseguente rafforzamento delle economie illegali. Molte attività di usura sono finalizzate a realizzare l’acquisizione di un’impresa o del patrimonio di una famiglia, quindi queste questioni assumono particolare pericolosità sociale. Il ministero è impegnato non solo a presidiare ma anche a mettere a punto strumenti normativi, legislativi, strutture operative e capacità di analisi. Uno strumento utilissimo è costituito dalla confisca dei patrimoni delle mafie. Questa lotta continua a rappresentare un impegno primario per noi».