La riforma del gioco d’azzardo fisico proposta dal Governo sta suscitando un acceso dibattito, con regioni, comuni e associazioni che contestano il ridimensionamento delle attuali normative restrittive. Un gruppo di parlamentari del PD (FURFARO, CIANI, VACCARI, MEROLA, CASO, MALAVASI, GIRELLI e STUMPO) ha presentato un’interrogazione scritta al Ministro dell’Economia e delle Finanze per chiedere chiarimenti e sollecitare un ripensamento sulle misure previste nella bozza presentata a ottobre 2024.
Secondo la proposta governativa, verrebbero allentati i vincoli attualmente in vigore sui luoghi sensibili e sulla riduzione degli orari delle sale gioco. Questo intervento normativo, che il Governo ritiene necessario per evitare una perdita di oltre 13 miliardi di euro annui nelle entrate erariali, è però visto con forte preoccupazione dagli enti locali, che chiedono invece regole più rigide per contenere l’offerta di gioco e limitarne le conseguenze sociali e sanitarie.
Uno dei punti più contestati riguarda il distanziamento delle sale gioco da luoghi sensibili, oggi regolato da normative regionali e comunali che impongono un raggio di interdizione di 300-500 metri da scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti sportivi e strutture per anziani. La bozza del Governo prevede una significativa riduzione di queste limitazioni, introducendo una distinzione tra esercizi certificati e non certificati: i primi sarebbero esentati da qualsiasi distanza minima, mentre i secondi dovrebbero rispettare un limite di soli 200 metri, restringendo ulteriormente l’elenco dei luoghi protetti.
Le divergenze tra Governo ed enti locali si estendono anche al numero di punti di offerta di gioco e di apparecchi autorizzati. Mentre la bozza ministeriale prevede 55.000 esercizi con slot e Vlt, regioni e comuni propongono una riduzione significativa per contenere l’espansione del fenomeno. Anche il numero di macchinette verrebbe ridotto rispetto alla proposta governativa, con un taglio di 20.000 slot e 3.750 Vlt rispetto alle cifre avanzate dal Governo.
L’interrogazione parlamentare evidenzia anche la forte opposizione delle associazioni e delle realtà del terzo settore impegnate nella lotta alla dipendenza dal gioco d’azzardo. Secondo la campagna “Mettiamoci in gioco”, il settore assorbe ogni anno 140 milioni di giornate lavorative e coinvolge più di un milione di italiani affetti da dipendenza. Il portavoce della campagna, don Armando Zappolini, ha sottolineato come gran parte delle entrate erariali derivi dai giocatori problematici piuttosto che da quelli occasionali, rendendo inaccettabile l’idea di basare le finanze pubbliche su una dipendenza che alimenta povertà e disagio sociale.
I parlamentari firmatari dell’interrogazione chiedono dunque al Ministro di rivedere la propria posizione, accogliendo le richieste di regioni, comuni e associazioni per mantenere misure di tutela più stringenti. La preoccupazione è che, con l’allentamento delle restrizioni, si favorisca l’espansione incontrollata del gioco d’azzardo a scapito della salute pubblica, in particolare delle fasce più vulnerabili della popolazione.