I dati pubblicati ieri dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sull’andamento della raccolta dei giochi pubblici in Italia apre a uno scenario per niente roseo.
Se l’andamento del mercato delle offerte di gioco legale, ovvero quello gestito dallo Stato attraverso lo strumento della concessione, sarà in linea con i risultati conseguiti fino al 30 settembre scorso, il 2024 potrebbe essere l’anno peggiore mai registrato, ad esclusione del periodo caratterizzato dall’emergenza Covid quando la rete terrestre dei punti di gioco subì la chiusura per diversi mesi.
Nell’ultimo Bollettino ADM registra un gettito fiscale di 8,09 miliardi di euro da parte degli operatori concessionari di giochi nei primi 9 mesi del 2024, ovvero una diminuzione del 6,53% rispetto agli 8,2 miliardi di euro raccolti nello stesso periodo del 2023.
Nel 2023 dalle imposte sui giochi l’Erario aveva incassato 11,62 miliardi di euro, il che significa che entro la fine dell’anno, per pareggiare i conti, dovrebbero essere recuperati almeno altri 2,5 miliardi di euro. In caso contrario il 2024 sarà ricordato come l’anno della diminuzione delle entrate fiscali (escluso il 2020 per cause del tutto eccezionali). Va detto che questo dato include anche le somme incassate a titolo di ‘tassa sulla fortuna’, ovvero l’imposta che viene applicata alle vincite, che ammonta a diversi milioni di euro.
I numeri, in modo alquanto impietoso, ci rivelano che il settore del gioco legale sta accusando gli effetti di una serie di problematiche da tempo denunciate dagli operatori del settore, considerando che anche la raccolta, ovvero le giocate al lordo delle vincite, registra nel terzo trimestre dell’anno un calo di oltre il 14%.
Se, come in molti temono, a fine anno il calo dovesse sfiorare il 30%, per il comparto potrebbe essere un duro colpo, ovvero l’occasione per interrogarsi su cosa sta succedendo all’industria del gioco legale e se tutto questo non potrebbe che essere una opportunità per il mercato illegale per sostituirsi alla rete degli operatori legali visto che, come sostengono a ragione in molti, la domanda di gioco non è destinata ad esaurirsi, ma solo a ‘spostarsi’.
Le prossime settimane, prima della chiusura dell’anno, saranno determinanti anche per capire se, e in che modo, gli interventi sui Punti Vendita Ricariche (vedi il limite imposto alle somme ricaricabile) potrebbero aver influito sulla raccolta e la spesa sui circuiti legali. Per non parlare poi delle Awp, le slot a vincita limitata, che ancora oggi rappresentano il 41% delle entrate erariali (lo scorso anno era oltre il 59%) e su cui pende una serie di questioni non di poco conto, come la richiesta (degli Enti Locali) e la ipotizzata (dal Mef) riduzione del numero delle installazioni.