“La trasformazione digitale è stata per noi l’ambito più importante e, al contempo, il più impegnativo nella storia dell’azienda”.
Lo ha detto Francesco Durante (in foto), CEO Sisal, intervenendo alla seconda edizione di FutureS, l’evento organizzato da Sisal, presso la Galleria Doria Pamphilij a Roma, dedicato alla riflessione sul ruolo dell’innovazione e sui suoi impatti sulla competitività del Paese e delle imprese.
”Negli ultimi 80 anni, di cui circa 65 trascorsi come azienda focalizzata sul canale retail, abbiamo sempre avuto un grande interesse per le innovazioni e le tecnologie. Negli anni ‘90 – ha proseguito Durante – siamo stati probabilmente tra le prime aziende a informatizzarsi per la rete, ma la trasformazione digitale ha rappresentato una sfida particolarmente complessa per una cultura aziendale fortemente specializzata sul retail.
Negli ultimi 15 anni, questa trasformazione ha portato risultati straordinari. Oggi, il nostro business principale è diventato digitale. In Italia, ogni mese, circa 2 milioni di persone utilizzano la nostra app e oltre 4 milioni visitano il nostro sito, che figura stabilmente tra i venti siti di e-commerce più visitati nel Paese.
Un anno cruciale per noi è stato il 2019, anche grazie a un pizzico di fortuna, essendo l’anno precedente alla pandemia da Covid-19. In quel momento abbiamo preso una decisione strategica fondamentale: gestire la migrazione della nostra infrastruttura digitale.
Prima del 2019, il nostro data center si trovava presso la nostra sede di Milano, dove occupava un intero piano e gestiva, tra l’altro, 80.000 linee telefoniche e una rete di connettività interna molto complessa. Nel 2019, abbiamo deciso di migrare al Cloud. Il passaggio è stato pianificato in due fasi principali: abbiamo esternalizzato il data center e, contemporaneamente, abbiamo portato internamente le competenze necessarie per gestire la nostra infrastruttura digitale.
Abbiamo intrapreso questo percorso insieme a un partner italiano, Aruba, con il quale abbiamo sviluppato la nostra strategia di Cloud privato. Questo passaggio ci ha permesso di migliorare significativamente la sicurezza della nostra infrastruttura aziendale e di ottenere una maggiore flessibilità operativa.
Tuttavia, il passaggio al Cloud privato è stato solo il primo step. Per sfruttare appieno le potenzialità del Cloud, abbiamo avviato una strategia di Cloud ibrido, che combina soluzioni di Cloud privato e pubblico. Questo approccio ci consente di ottimizzare le risorse, garantendo al tempo stesso la sicurezza e la flessibilità necessarie per affrontare le sfide future.
Grazie a queste scelte strategiche, oggi possiamo contare su un’infrastruttura digitale solida e innovativa, in grado di supportare la nostra evoluzione e di rispondere alle esigenze di un mercato in continua trasformazione”.
“Negli ultimi anni – ha detto ancora Durante – l’Italia ha compiuto progressi incredibili in diversi ambiti, come abbiamo detto, ma ci sono ancora grandi differenze da colmare. Sul fronte delle competenze digitali, purtroppo, siamo ancora agli ultimi posti in Europa. Basti pensare che circa il 50% della popolazione non possiede competenze digitali di base, che invece sono fondamentali per affrontare le sfide di oggi.
Per affrontare questo problema, quest’anno abbiamo avviato una strategia a 360 gradi, concentrandoci sulla formazione all’interno delle aziende per permettere a tutti, indipendentemente dal ruolo, di acquisire competenze digitali. Questo approccio è stato progettato per essere più sostenibile e inclusivo, e per andare oltre la semplice erogazione di corsi, offrendo metodi innovativi e coinvolgenti per imparare.
Ad esempio, abbiamo istituito un innovation lab a Torino, dove le persone possono entrare in contatto diretto con le tecnologie e partecipare a programmi di formazione personalizzati. L’obiettivo è non solo fornire competenze, ma attivare un processo che consenta loro di applicare quanto appreso e crescere professionalmente.
Un altro punto fondamentale della strategia è stato lo sviluppo di competenze digitali su scala territoriale. In passato, le aziende tendevano a centralizzare tutto in grandi sedi, spesso situate a Roma o Milano, costringendo le persone a spostarsi. Questo modello è ormai superato. Oggi, le aziende devono andare dove ci sono le competenze, valorizzando i poli universitari locali e creando hub distribuiti sul territorio. Ad esempio, abbiamo aperto sedi non solo a Milano o Roma, ma anche a Napoli, Bari e Palermo, per favorire la crescita regionale e ridurre le disparità territoriali.
Un terzo elemento chiave è la collaborazione tra aziende e mondo accademico. Le aziende non possono limitarsi a lamentarsi della mancanza di risorse sul mercato, ma devono lavorare a stretto contatto con università e istituzioni per formare i talenti necessari. Un esempio concreto è la nostra collaborazione con il Politecnico di Torino, con cui abbiamo sviluppato un Master di secondo livello dedicato a persone con background umanistico. Questo percorso integra competenze umanistiche e tecnologiche, formando figure sempre più richieste sul mercato del lavoro, in grado di coniugare innovazione e visione strategica.
Grazie a queste iniziative, crediamo di poter fare la differenza nel colmare il divario digitale in Italia e creare un sistema più equo e competitivo”, ha concluso Durante.