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Enada Workshop, la riforma del gioco pubblico per il rilancio delle piccole e medie imprese

“Il Ministero dell’Interno è uno degli attori di questo scenario di riforma, siamo interessati a capire cosa si agita in questo mondo. Voglio sottolineare che abbiamo preso parte anche al tavolo tecnico che in questi mesi si sta riunendo insieme alle Regioni e siamo qui per ascoltare e monitore le istanze che provengono dal comparto”. Lo ha detto Maria De Angelis, viceprefetto, aprendo l’Enada Workshop dal titolo “Riforma del gioco pubblico, un’occasione da non perdere per la tutela ed il rilancio delle piccole e medie imprese”, organizzato oggi a Roma da Sapar in collaborazione con Italian Exhibition Group.

In seguito ha preso la parola Andrea Ramberti, Group Exhibition Manager di IEG: “Da 37 anni organizziamo insieme a Sapar Enada Rimini, che è l’unica fiera di riferimento del Sud Europa per quanto riguarda il settore. Oltre ai miei saluti voglio ricordare che nel 2025 Enada anticiperà le date, dal 17 al 19 febbraio”.

“Le piattaforme di gioco illegali sono molto diffuse, lì si aggrega la criminalità che drena molto denaro di provenienza illecita. Non ci si può fermare al mero controllo, si va anche oltre, perchè il fenomeno riciclatorio porta varie conseguenze. Tutte le piattaforme illegali determinano rischi per il giocatore, le probabilità di vincita ad esempio sono ridotte o manipolate. Ci deve essere uno sforzo comune, a livello transnazionale”, ha affermato Vimar Zecca, tenente colonnello della Guardia di Finanza.

Elisabetta Poso (ADM) ha affermato: “Si sta da tempo discutendo nel tavolo tecnico di supporto alla Conferenza Unificata, serve un accordo per attuare la legge delega fiscale e partire con le gare che permetteranno di mettere a terra le varie concessioni di gioco. Si sta cercando di trovare un equilibrio tra le varie istanze. Avevamo elaborato una proposta che teneva in considerazione un ridimensionamento dell’offerta ma accompagnata da atre misure di tipo qualitativo. La trattativa sta andando avanti, ogni parte sta presentando le sue proposte, sostanzialmente l’Agenzia sta facendo una serie di valutazioni anche di tipo erariale le conseguenze che porterebbe una e l’altra proposta. Sullo sfondo c’è il distanziometro, che deve essere uniforme a livello nazionale. Noi siamo fermi sulla nostra proposta, in merito ai luoghi sensibili solo le scuole ci garantiscono una localizzazione certa. Sicuramente oggi c’è stata una progressiva sensibilizzazione degli operatori sul tema del gioco patologico. Ovviamente si può fare ancora molto per aumentare la protezione delle fragilità, sia lato domanda che lato offerta. Ad esempio l’autoesclusione dal gioco, che avviene solo per l’online, si può estendere anche al gioco fisico”.

Il senatore Dario Damiani (FI) ha spiegato: “Stiamo parlando di imprese e lavoratori. Da parte mia c’è sempre la massima disponibilità. Come centrodestra e Governo stiamo cercando di dare delle risposte. Il tema è stato scivoloto alcuni anni fa, quando c’era una politica cieca e un po’ troppo ideologica, soprattutto da parte del M5S. Il gioco produce e fa reddito, dobbiamo tutelare le aziende e il pubblico. Il tema è sensibile a tutti, le aziende oggi sono evolute, hanno sistemi e controlli per fermare le condizioni di eccesso di gioco. Dobbiamo combattere il gioco illegale. Oggi c’è un confronto con le Regioni e secondo me anche loro vogliono partecipare al gettito del settore. Bisogna andare spediti sulla riforma, non più sulle proroghe”.

Il deputato Ubaldo Pagano (PD) ha aggiunto: “Viviamo una sorta di ipocrisia di fondo, i 20 miliardi che genera il settore fanno comodo a tutti. La qualificazione dei punti di gioco, che mi pare una strada su cui ci si sta muovendo, rappresenta la tutela di alcuni interessi contrapposti che si innestano nel settore. Questa qualificazione è sicuramente utile anche per evitare la giungla dell’autonomia differenziata con cui si è regolamentato il comparto fino ad oggi. Dare un kit di regole uniformi è molto importante”.

Per Domenico Distante, presidente di Sapar, c’è un concetto chiaro da ribadire: “Chi fa questo mestiere non si deve vergognare, noi facciamo quello che lo Stato ci ha detto di fare, dandoci delle regole. Chi sbaglia è giusto che paghi le conseguenze. Noi ci troviamo ogni giorno a dover affrontare le problematiche che ci sono su tutto il territorio nazionale. Penso che oggi siamo i primi al mondo per il controllo degli apparecchi. Siamo stanchi di essere considerati brutti e cattivi, noi facciamo gioco fisico e lo facciamo a testa alta”.

Il deputato Andrea de Bertoldi (Misto) ha chiarito: “Forse anche tanti di noi politici dovrebbero dire non ci vergogniamo di essere vicini a chi rappresenta la legalità e lo Stato. Il politico, prima di tutto, deve superare questo gap culturale, che spesso è servito per fare demagogia. Se attacco il gioco, io prendo un voto in più. Ma un politico deve guardare lontano, non all’oggi, e deve essere dalla parte di chi rappresenta lo Stato e la legalità. Più il gioco legale viene penalizzato, più il gioco illegale apre bottiglie di champagne. Penso che si debba immediatamente rispondere alla sentenza del Consigio di Stato, fare delle gare vere e proprie oggi è impossibile. La politica deve coinvolgere di più gli enti locali, condividendo con loro il gettito erariale derivante dal gioco. Ho fatto anche una proposta in questa Legge di Bilancio, un emendamento per fare in modo che le concessioni dormienti rivengano messe in circolazione. Potrebbero esserci circa 5mila concessioni nel campo delle scommesse e circa 15-20mila nel campo delle macchine AWP. Questo potrebbe rinvigorire la concorrenza e dare introiti per lo Stato che nel 2025-2026 sfiorerebbero i 100 milioni. Con questo emendamento voglio provocare in senso buono il Mef e lo Stato: visto che tutti piangiamo perchè mancano risorse, cominciamo ad andare a recuperare denaro laddove sarebbe facile farlo e utile alla concorrenza del sistema”.

L’avvocato Angelo Caliendo (Eurispes) ha affermato: “Ci cono 27 Paesi con una legislazione diversa nel mondo de gioco, oltre al fatto che ogni Comune in Italia può decidere autonomamente. Dalle nostre analisi abbiamo appurato che il distanziometro ha una forte inefficacia e contraddittorietà. Anche i limiti orari possono comportare delle problematiche. Si deve fare di più, a partire da uno studio sociale a livello nazionale. Gli studi dimostrano che il gioco illegale acquista spazio quanto più si comprime il gioco legale. La discussione sulla riforma del settore sta avvenendo sulla base di un confuso dibattito culturale. Il comparto del gioco pubblico non può prescindere da un quadro chiaro. In merito alla riforma riteniamo sia essenziale che la discussione porti a una nuova intesa basata sull’ascolto della società civile e delle aziende di settore. Il riordino deve inoltre avvenire con la massima attenzione per garantire un sistema sicuro. Infine, bisogna evitare la marginalizzazione dell’offerta di gioco pubblico e va riconosciuto il ruolo rilevante dei punti vendita generalisti”.

Elisabetta Gavasci Scala, vicepresidente Moige, ha lanciato un appello: “Chiedo di lavorare insieme. Lo so che è uno slogan ripetuto, ma l’unica strada possibile è quella dell’educazione dei nostri figli. Serve ricondividere una responsabilità etica in tutta la filiera. Vedo la volontà degli operatori di voler rispettare le regole e bisogna controllare che tutti lo facciano. Serve essere responsabili, evitando in tutti i modi che i minori possano giocare. Facciamo una nuova campagna insieme di prevenzione per i minori, collaborando nell’informare i genitori ad essere più attenti. Penso che possiamo fare delle cose importanti insieme”.

Massimiliano Pucci, presidente As.Tro, ha dichiarato: “Oggi il gioco è solo un segmento fiscale dello Stato, questo va detto ai cittadini. Tutto il resto è solo una battaglia politica in cui il settore non c’entra nulla. In tutta questa discussione sul gioco non ho mai sentito parlare dei ragazzi. Non darei troppo peso alla politica, che sceglierà in base alle convenienze. Dobbiamo preoccuparci soprattutto di chi non ha difese: i minori. Il riordino? Se ci cancella altre mille aziende non è buono. Siamo un segmento fiscale dello Stato, se non diventiamo un segmento merceologico non ne usciremo mai”.

Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP-Fipe, ha aggiunto: “Gli apparecchi sono ancora oggi la parte più importante dell’offerta, che è fatta da tanti giochi. Ruotiamo intorno a un asse senza riuscire a dargli una stabilità da una decina di anni, proprio perchè non si riesce ad arrivare a soluzioni tecniche più stabili. Abbiamo già degli strumenti, è in vigore il decreto 41 sull’online, c’è poi la consulta permanente sui giochi pubblici. Il lavoro deve essere lasciato ai tecnici, altrimenti si rischia che alcuni tecnici inizino a parlare di scelte politiche e in questo modo non ne usciremo mai. Mi auguro ci sia un lavoro sempre più tencico, basato sui dati. Il tutto per l’interesse della legalità e dei consumatori. Serve più approfondimento tecnico e scambio di dati”.

Geronimo Cardia, presidente di Acadi, ha spiegato: “Erano dieci anni che aspettavamo un riordino. Il problema è che doveva essere complessivo e invece ne abbiamo fatto solo uno, quello dell’online. Ora c’è il tavolo tecnico a cui sono presenti solo il MEF, ADM e rappresentanze delle Regioni. Il dibattito è sul distanziometro e sulle limitazioni orarie. Se si ricerca l’equilibrio va bene, ma se invece si fanno operazioni di equilibrismo la situazione non va bene. Lo Stato sta dicendo alle Regioni che con le loro norme non può fare le gare, le sta pregando di non fare distanziometri che vietino il gioco sul 99% del territorio. Allo stesso tempo, sta cercando di far capire che mettere una limitazione sul gioco di 16 ore al giorno non serve a niente dal punto di vista sanitario. Serve un equilibrio che consideri la tutela seria del consumatore, il presidio di legalità con l’offerta pubblica e il gettito erariale. Va messa in campo un pochino di determinazione, bisogna far cadere questa insopportabile barriera di ipocrisia. Le proroghe? Sono onerose e il calcolo viene fatto sul numero degli apparecchi – tra cui anche quelli fermi in magazzino a causa delle norme regionali – con una maggiorazione del 15%, dovuta all’inflazione, del costo di concessione iniziale. E’ un paradosso, stanno chiedendo 40 milioni in più a un comparto già messo in difficoltà”.

Gennaro Parlati, presidente di Sistema Gioco Italia, ha evidenziato: “Questa del riordino è l’ultima chance che abbiamo, speriamo si trovi una soluzione. In 20 anni non siamo stati capaci di far comprendere il nostro ruolo. Quanto serviamo allo Stato rispetto alla rete che abbiamo realizzato sul territorio? Se non ci fosse il gioco legale sul territorio i nostri ragazzi non sarebbero neanche intercettati. Con le distanze stiamo rasentando il ridicolo”.

Emilio Zamparelli, presidente di STS: “E’ un momento molto critico, in queste ore stiamo lavorando dando assistenza ai nostri soci per l’iscrizione all’Albo dei PVR. I tempi sono stati veramente stretti. Teniamo conto di una cosa, siamo ancora ai nastri di partenza per quanto riguarda i riordino dell’online. Ancora una volta viene chiesto un sacrificio di natura economica. Sarebbe stato più giusto far partire l’Albo con le gare, anche perchè oggi ci sono vari problemi di natura tecnica. Ancora una volta i primi ad aprire i soldi sono gli esercenti”.

Pasquale Chiacchio, presidentre AGSI: “Chi è che deve risolvere i problemi di questo settore? In merito all’Albo dei PVR abbiamo chiesto un differimento della scadenza e una semplificazione, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta. Noi operatori chiediamo regole, che al momento non ci sono, e questo finisce per penalizzare gli imprenditori seri. Un altro settore penalizzato è l’ippica. Dovremmo fare un fronte comune, per presentarci davanti alla politica uniti”.

Gianmaria Chiodo, presidente CNI: “Noi vogliamo lavorare con le forze dell’ordine, siamo il primo presidio di legalità e abbiamo tutto l’interesse che il sommerso venga risolto. Io mi vergogno di non aver mai fatto rispettare questo settore per quello che è, ovvero un settore di imprenditori che non devono mai vergognarsi di quello che fanno, anche perché fanno lavorare migliaia di persone. Parliamo di un comparto che è un’eccellenza in Europa, probabilmente il più organizzato”.

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