HomeAssociazioniLa riforma del settore Giochi nel solco della tradizione parlamentare

La riforma del settore Giochi nel solco della tradizione parlamentare

Il tema ( del riordino dei giochi ndr) necessita di organiche soluzioni che passino anche attraverso un concreto e proficuo dialogo tra soggetti pubblici e associazioni delle imprese di categoria. Lo scrive Riccardo Pedrizzi, già parlamentare e oggi Presidente Nazionale del CTS dell’UCID.

“Per quanto riguarda le proposte che si potrebbero avanzare:

1) ripristinare un diretto collegamento tra la vendita dei biglietti di concorsi pronostici, scommesse e lotterie e la destinazione sociale e culturale dei proventi erariali;

2) incrementare l’azione di contrasto del gioco clandestino;

3) gestire unitariamente l’offerta dei giochi coprendo anche quella parte del gioco che attualmente è gestito dal mercato illegale, evitando sovrapposizioni e omogeneizzando le regole, la disparità di trattamento fiscale, di aggi e di condizioni di concessione;

4) all’azione di razionalizzazione organizzativa deve naturalmente accompagnarsi una decisa opera di semplificazione e riorganizzazione normativa e regolamentare attraverso la redazione di un corpo di norme, sia di natura legislativa che regolamentare;

5) istituire il Registro Nazionale degli esclusi dal gioco”, aggiunge Pedrizzi.

“Non vi è dubbio che il richiamo ai valori etici e morali in forza dei quali occorre frenare un uso smodato del gioco dovrà costituire l’indirizzo fondamentale e unanime di tutta la filiera dei giochi”.

Pedrizzi affronta anche una questione strettamente economica.

“Per il 2024, infatti, la crescita dell’1% del Pil è collegata al PNRR per il 90%.

Nel 2022 il PIL italiano era pari ad Euro 1.909.154 milioni. La spesa degli italiani in prodotti di gioco è stata pari ad Euro 20.364 milioni. Il contributo al PIL, pertanto pari all’1.1%.

In altre parole, rinunciare al gioco pubblico lecito: vanificherebbe gli effetti del PNRR su tutta l’economia italiana e significherebbe rinunciare a oltre 12 miliardi di gettito erariale senza considerare la redistribuzione di ricchezza che genera grazie ad esempio al lavoro che garantisce.

Tale gettito potrebbe essere ugualmente assicurato prendendo in esame la cosiddetta tassazione sul margine e non sul complessivo volume di giocato”.

Redazione Jamma
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