Sapar, associazione degli operatori del gaming di lunga tradizione, entra nella galassia di Confcommercio e si sgancia da Euromat, la federazione delle associazioni europee con sede a Bruxelles
Uno dei punti dell’ordine del giorno dell’ultima riunione dell’Assemblea di Sapar, era proprio quello dell’uscita da Euromat.
Tema, quest’ultimo, oggetto di dibattito tra i consiglieri della storica associazione, anche in considerazione del ruolo che la stessa ha ricoperto all’interno della federazione europea e che si è tradotto in diverse occasioni in stretta collaborazione.
Quello tra Sapar e Euromat è un rapporto che va al di là della semplice scelta di aderire ad una federazione per rafforzare il cosidetto potere di incidere sulle decisioni che riguardano gli interessi di un comparto o settore industriale che dir si voglia.
Sapar è stato uno dei soci fondatori di Euromat, la federazione che nasce nel 1979 con l’intento di contribuire a garantire condizioni favorevoli e di certezza giuridica al settore. Con sede a Bruxelles e con il supporto, sin dall’inizio, delle maggiori associazioni europee (in termini di presenza sul mercato), Euromat rappresenta la voce degli operatori nell’Unione Europea e lo strumento per comunicare con le associazioni paneuropee. Pur non esprimendo mai un Presidente, l’Italia ha giocato sempre un ruolo importante nell’organismo di rappresentanza, anche in considerazione dei numeri del mercato (ovvero la dimensione della raccolta di gioco) che la posiziona tra le nazioni con il maggior ‘peso’.
In molti casi, nel corso di questo rapporto decennale, la federazione ha rappresentato un supporto per la Sapar e un mezzo per sensibilizzare politica e istituzioni su diverse problematiche.
Negli anni 2000, per esempio, nella persone dell’allora presidente Eduardo Antoja, Euromat intervenne più volte a sostegno delle posizioni di Sapar nell’ambito del processo che ha portato alla legislazione sugli apparecchi da intrattenimento. Da ultimo l’appoggio su questioni inerenti alla regolamentazione degli apparecchi di puro intrattenimento.
Dopo decenni di quello che si potrebbe definire una felice collaborazione, Sapar opta per una scelta difficile ma necessaria. Molto prosaicamente alla base di questa decisione ci sarebbero ragioni di carattere economico, nello specifico i costi di adesione alla federazione che, alla luce del calo degli associati per ragioni, anche, di mercato, risulterebbe essere una voce importante sul bilancio.
Un taglio delle spese vale davvero l’uscita dalla federazione europea (con il rischio che altre prendano il suo posto)? Non si sarebbe potuta tagliare qualche altra spesa (per servizi meno rilevanti)? La decisione spetta ovviamente ai componenti dell’Assemblea che avranno sicuramente fatto e faranno tutte le dovute valutazioni.
Per qualcuno che va c’è sempre qualcuno che viene e in questo caso fa la sua comparsa il marchio di Confcommercio. Senza troppi squilli di tromba, Sapar associa lo storico acronimo a quello della importante federazione delle imprese. In buona compagnia con altre rappresentanze, ovvero ACADI, associazione dei concessionari e EGP, organizzazione di categoria all’interno di FIPE, forte di alcune centinaia di iscritti.
E’ lecito chiedersi quale ruolo assumerà nel prossimo futuro l’associazione che per decenni ha rappresentato gestori e operatori dell’apparecchio da intrattenimento (oggi sempre meno numerosi) e quale il suo peso nel definire la linee della confederazione in fatto di politiche sul gioco, in un gioco di equilibri con le altre rappresentanze. (cm)