“In Italia, va ricordato anche il calo di introiti – nel calcio pari ad oltre 100 milioni di euro annui – causato, a partire dalla fine del 2018, dal divieto di pubblicità anche indiretta delle scommesse (una misura peraltro inefficace perché lo stesso divieto non vige negli altri Paesi europei e così, in Italia, le emittenti trasmettono partite dove tale pubblicità è invece ammessa, come avviene per il calcio inglese). In più, il calcio professionistico, e in particolare la Serie A, non riceve contributi pubblici neanche a valere sulle entrate derivanti da giochi e scommesse (come avviene invece in altri Paesi), nonostante il calcio sia il principale “oggetto” di questa attività”. E’ quanto si legge nella memoria depositata dalla Lega Serie A in seguito all’audizione sulla riforma del calcio italiano tenutasi oggi in Commissione Cultura del Senato.
“Bisogna poi aggiungere – prosegue il documento – il gettito erariale derivante dalle scommesse, del quale, come ricordato, nulla torna al calcio professionistico”. Di seguito i dati forniti dal FIGC-PWC ReportCalcio 2023, anche in prospettiva comparata con le altre Leghe europee:
“La Lega Serie A intende potenziare in modo significativo l’investimento sui settori giovanili, sia per assicurare la crescita della qualità e del valore al calcio italiano, sia per supportare le squadre nazionali”, si legge ancora nel documento. Tra le proposte si chiede di “riconoscere una premialità alle società che realizzano infrastrutture per il settore giovanile, con risorse nuove (per esempio da giochi e scommesse)“.
Per quanto riguarda le proposte normative e le azioni con l’Ue, la Lega Serie A “ha elaborato un pacchetto di misure per migliorare il quadro
normativo italiano. Si tratta di azioni volte a valorizzare sia l’intero movimento, sia il “prodotto” Serie A, così da assicurare a tutto il sistema un aumento degli introiti e una riduzione dei costi”. In questo ambito vengono avanzate due proposte: “Attribuzione di una quota percentuale del volume delle scommesse sportive alla Lega Serie A per la relativa ripartizione alle diverse Leghe (proporzionalmente alle scommesse per ciascuna categoria), anche con un vincolo di destinazione di almeno parte delle risorse per la riqualificazione e l’efficientamento delle infrastrutture e per l’investimento su settori giovanile e femminile (sul modello dello UK Football Trust). I maggiori introiti da giochi e scommesse – per non gravare sulla finanza pubblica – possono derivare, senza quindi necessariamente intervenire sull’aggio dei concessionari, dalla quota montepremi, dalla previsione di nuove fonti di entrata (regolamentazione e-sports), dal ripristino dell’uso del documento di identità invece della tessera sanitaria (recupero dei giocatori e degli scommettitori stranieri). Tutto ciò va accompagnato dall’introduzione sia di controlli più stringenti, sia di meccanismi efficaci contro la ludopatia (senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica); abolizione del divieto di sponsorship e partnership indiretta per il betting (senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica)”.