“Buongiorno sarò telegrafico per ottimizzare i tempi di questa audizione in cui siamo tutti insieme. Di questo gruppo mi fa piacere cominciare col dire che Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici che con i suoi associati rappresenta il 20% del gettito erariale, ha condiviso un documento comune con l’associazione rappresentativa dei bar, Fipe EGP – rappresentativa delle sale tutte aderenti in Confcommercio, e con le associazioni dei gestori – che sono costituiti da imprese italiane di medio piccole dimensioni e che sono l’ossatura di questo comparto, Sapar e Astro che a sua volta aderisce in Confindustria – e che vi è stato depositato”.
Così ha riferito, Geronimo Cardia presidente di Acadi (Associazione concessionari di giochi pubblici) nel corso dell’audizione in Commissione Finanze della Camera sullo schema di decreto di Riordino settore giochi.
“Ritengo – ha proseguito Cardia – che la memoria depositata sia una premessa utile e metterei l’accento su due temi che prendono spunto da questo testo. L’importo per poter accedere al bando è veramente alto e la domanda è, se questo è il Governo delle piccole e medie imprese, se si è consapevoli che con l’indicazione di questo piccolo numero, che in realtà rappresenta una montagna di denaro, si rischia di fare un lavoro per penalizzare proprio quelle piccole e medie imprese italiane che si cerca di sostenere. Il secondo tema, sempre sul testo del decreto che è in commento oggi, è un passaggio interessante che giustamente pone il divieto per i punti di consentire ai pagamenti all’estero. Questo è un ottimo spunto, quello che chiediamo è magari di rafforzare la sfumatura che sia effettivamente efficace da subito perché consentire un pagamento all’estero significa nel 99% dei casi consentirlo verso un punto-com.
Non penso ci sia bisogno di dire che il punto-com è un sito che non ha la concessione italiana e che quindi abusivamente seduce i clienti che invece insistono sul territorio italiano, però noi siamo qui soprattutto per cercare di metterle in evidenza quanto abbiamo apprezzato che la delega fiscale abbia seguito un percorso di accelerazione e anche per il riordino del comparto del gioco pubblico ma soprattutto siamo molto contenti che nello sforzo che è stato fatto dal Governo sia stato previsto un riordino dell’intero comparto e non di una parte di esso.
È importante mettere il naso dentro il comparto del gioco pubblico per accorgersi che ci sono diverse verticali distributive, anche in concorrenza tra loro, che mettono a disposizione dei cittadini che vivono sui territori magari gli stessi prodotti di gioco, allora negli anni – e questa è nell’ultima pagina del documento che vi abbiamo presentato tutti insieme – abbiamo assistito al fatto che le regole del territorio, i distanziometri, le limitazioni di orari, hanno colpito essenzialmente una verticale distributiva di gioco che è quella degli apparecchi e un pochino le scommesse e le sale bingo.
Se andiamo a vedere i numeri vediamo che negli ultimi anni c’è stata una riduzione iper consistente della spesa dei giocatori e nell’ambito di questa verticale distributiva del gioco a tutto vantaggio di un riversamento in favore di altre tipologie di giochi, sia del territorio, ad esempio i Gratta e Vinci, sia dell’online che ha determinato uno spostamento della domanda di gioco che è irrefrenabile se non si fa un riordino anche del territorio. Ha determinato delle conseguenze di due tipi: con uno parliamo di soldi e l’altro parliamo di salute.
Per i soldi, siamo nella Commissione finanze e a noi sta a cuore il gettito erariale, lo spostamento di una domanda di gioco su una tipologia di gioco che ha una più bassa fiscalità significa che a parità di spesa del giocatore nelle casse dello Stato entrano meno risorse. Allora se lo spostamento della domanda attiene a un gusto personale nulla questio, perché il mondo va dove i desideri e le valutazioni dei singoli dei privati ritengono, ma se lo spostamento è determinato da patologie normative il legislatore è protagonista nel poter evitare che ciò si verifichi. Parliamo di una sversamento della domanda che determina il calo di gettito.
La seconda conseguenza è che questo spostamento della domanda su altre tipologie di giochi non fa altro che spostare la compulsività. Spostare la compulsività significa che tutte le misure che oggi sono previste per le realtà di gioco non colpite dalle misure dei distanziometri e degli orari finiscono per accogliere le domande di gioco degli stessi giocatori che il legislatore pensava di poter tutelare con le misure che aveva indicato.
Questa fotografia serve a dire che la Conferenza Unificata non dovrà durare tanto perché si dovrà occupare delle regole del territorio, la Conferenza Unificata si dovrà occupare anche delle regole da applicare a tutte le tipologie di gioco, non solo per quelle della verticale distributiva del territorio ma anche online, perché dovrà fare una valutazione; questa è la richiesta che facciamo che questa valutazione sia completamente coerente quindi efficace per capire quali misure limitative applicare a quale tipologia di gioco e con quali conseguenze.
Concludo dicendo che se non riusciamo a mettere a terra una soluzione al problema della questione territoriale per il territorio si combinano due cose che non vanno bene per la generale compromissione della salute degli utenti.
In questi giorni ci sono anche molti contenziosi che sono in piedi e sono realizzati dagli operatori, dai privati come se stessero tutelando i loro interessi mentre in realtà con i loro contenziosi hanno garantito la permanenza del gettito erariale in alcune regioni colpite totalmente dagli stanziamenti. Come l’ultima richiesta pensiamo sia bene che le Istituzioni, come il Ministero dell’economia e delle finanze, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e perché no anche il Ministero della salute, nel momento in cui si rendono conto che c’è una normativa del territorio eccessivamente limitativa della distribuzione del gioco pubblico, in particolare solo per alcune verticali di gioco con misure discriminatorie, compiano degli interventi ad adiuvandum o impugnino direttamente.
Lo dico, in Spagna questo è accaduto, un giudice spagnolo della provincia di Valencia ha considerato discriminatorie, non efficaci ed esagerate, le misure distanziali del territorio rimettendo la Corte di giustizia una misura simile a quello che potrebbe essere il nostro distanziometro”.