“Il tempo, gli anni passano e per gli allevatori del cavallo italiano ciò sta diventando un conto alla rovescia verso il default. Siamo infatti alla soglia dei due anni trascorsi da quando l’Unione Europea, nell’aprile 2022 attraverso una direttiva comunitaria, ha imposto ai Paesi membri la riduzione dell’Iva sui prodotti dell’allevamento equino. E’ passato ora un anno, dal gennaio 2023, ovvero da quando la Francia ha recepito tale direttiva, abbassando al 5,5% l’Iva sui tutti i prodotti ed i servizi della filiera. Gli allevatori del cavallo da corsa subiscono le stesse problematiche del mondo agricolo che sta protestando in questi giorni. L’innalzamento dei costi di produzione e la burocrazia su tutte, si abbattono su aziende già alle prese con una riduzione degli introiti.
Ma ciò che sta provocando gravi danni all’allevamento del cavallo da corsa italiano, è proprio il dumping fiscale con la vicina Francia, il Paese con cui siamo in concorrenza sul mercato, e che oggi grazie a all’Iva ridotta risulta molto più competitivo. Così, mentre il tempo passa, centinaia di operatori italiani stanno trasferendo le proprie fattrici e puledri oltralpe, costretti loro malgrado ad emigrare e svendere all’estero un patrimonio genetico, sportivo e culturale di cui l’Italia fino ad oggi può dirsi orgogliosa. L’adeguamento dell’Iva al 5,5% sui prodotti dell’allevamento equino è necessario, urgente e improrogabile. Chiediamo a questo Governo di intraprendere un’iniziativa rapida in tal senso, affinché gli allevatori italiani possano sopravvivere e competere alla pari in Europa e nel mondo”.
Lo affermano in una nota congiunta la Presidente dell’Associazione nazionale Allevatori Cavalli Galoppo, Isabella Bezzera, e il Presidente dell’Associazione nazionale Allevatori Cavalli Trotto Allevatori Trotto, Roberto Toniatti.