Nella chiacchierata con Andrea Zenga, l’ex attaccante cileno ha ripercorso la sua straordinaria carriera in Europa tra Siviglia, Real Madrid e Inter
Ivan Zamorano, ex attaccante con un passato nel Real Madrid e nell’Inter, è stato intervistato da Andrea Zenga ai microfoni di LeoVegas.News. Rispondendo alle domande dell’opinionista sportivo, l’ex centravanti cileno ha ripercorso la sua carriera europea tra Spagna e Italia e ha svelato alcuni retroscena della sua esperienza in nerazzurro. L’intervista integrale è disponibile sui canali digitali di LeoVegas.News.
Dopo essersi affermato come grande attaccante nella Liga spagnola con le maglie di Siviglia e Real Madrid, nel 1996 Zamorano viene acquistato dall’Inter con molte aspettative. A Milano entra a far parte di un gruppo ricco di campioni guidato dall’immortale Gigi Simoni, che il cileno ha descritto “come un padre. Avevamo un rapporto bellissimo. Grazie alle sue qualità umane era bravissimo nella gestione dello spogliatoio, con lui era come stare in famiglia”. Il feeling con i colori e con i tifosi nerazzurri è stato solido fin da subito: “La storia dell’Inter è simile alla mia: una squadra caratterizzata da grande passione che deve soffrire e lottare per vincere. Una parte del mio cuore è rimasta qui a Milano. I tifosi mi dimostrano sempre grande affetto, sembra che non sia mai andato via”.
Zamorano ha fatto parte di una squadra che annoverava stelle del calibro di Ronaldo, Zanetti, Simeone e Recoba e che ha trionfato 3-0 a Parigi contro la Lazio nella finale di Coppa UEFA 1997/98. Partita aperta proprio da una marcatura del cileno: “È stata la serata più bella della mia carriera. Abbiamo segnato io, Zanetti e Ronaldo, tutti sudamericani”. In questa gara l’attaccante di Santiago del Cile ha segnato uno dei gol più importanti della sua carriera, ma il più bello è arrivato in un match di Serie A contro il Napoli: “Quella rete di tacco è stata straordinaria. Anche se non era una mia specialità”.
Si, perché il pezzo pregiato del repertorio di Zamorano era il colpo di testa: “Riuscivo a stare in aria un secondo in più degli avversari. La sensazione di essere più in alto del difensore mi dava molta felicità. Credo che il 30/40% dei miei gol li ho fatti così. Mi sono allenato su questo fin da bambino”. Il cileno ha poi continuato: “Quando ero piccolo a casa mia c’era un lampadario dove mia madre aveva appeso un fiore. Ogni giorno quando tornavo da scuola saltavo per colpirlo di testa. Quando ci sono riuscito ero felicissimo. Il giorno dopo, però, non ce l’ho fatta. Vi racconto perché”.
Con l’arrivo di Roberto Baggio in nerazzurro c’è stato poi un giro di numeri di maglia che ha coinvolto anche Zamorano: la 10 di Ronaldo è passata al Divin Codino e il cileno ha dovuto cedere la sua 9 al Fenomeno. Con l’occasione si è legato alla casacca numero 18, dando vita allo storico “1+8”: “Si trattava del Fenomeno, non è stato un grande sforzo. Poi un giorno ho pensato a “1+8”. Ancora oggi quando torno a San Siro lo vedo. È bellissimo”. Riguardo il centravanti brasiliano, Zamorano ha affermato: “È stato il miglior calciatore con cui ho giocato per talento, fisico, qualità e magia. È stato bellissimo poter lavorare al suo fianco, era il migliore al mondo”. Mentre tra gli attaccanti di oggi si rivede in Lautaro Martinez: “È un bomber incredibile, un guerriero che lavora tanto per la squadra”. Questo e molto altro nell’intervista di Andrea Zenga a Ivan Zamorano.