La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha confermato la condanna per associazione mafiosa ad un ventinovenne palermitano colpevole di aver imposto ai commercianti l’acquisto del biglietto di una lotteria abusiva legata all’estrazione dei numeri del Lotto.
Il tutto era partito da un’attività di indagine articolata attraverso servizi di osservazione e intercettazioni telefoniche ed ambientali, aventi ad oggetto l’operatività della famiglia mafiosa di Palermo centro, facente parte del mandamento di Porta Nuova, nonché l’individuazione
dei membri della stessa e il ruolo da ciascuno di questi svolto. Risulta dai dialoghi intercettati, secondo il Tribunale del riesame, che l’uomo aveva contribuito a garantire il controllo del territorio da parte della famiglia di Palermo centro, occupandosi, in prima persona, delle attività estorsive,
imponendo la cosiddetta riffa, assicurando così un introito al sodalizio mafioso.
Il Tribunale segnalava infatti che una delle attività estorsive svolte sul territorio, volta a garantire un costante flusso di denaro a favore della consorteria criminale, era proprio l’imposizione delle cosiddette riffe cioè l’acquisto di biglietti di una lotteria abusiva, gestita dai referenti della famiglia.
In particolare, secondo quanto riferito da un collaboratore di giustizia dal mese di settembre al
mese di giugno la famiglia mafiosa organizzava una riffa, per i titolari delle attività commerciali presenti nel quartiere, i quali erano costretti a pagare 10 C alla settimana per assicurarsi uno dei 90 numeri al lotto. La famiglia mafiosa incassava così 900 euro a settimana pagando poi tre premi da
150 euro ciascuno ai commercianti detentori del primo numero estratto ogni martedì, giovedì e sabato sulla ruota di Palermo, così guadagnando i restanti 450 euro a settimana.